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Liriche femministe
di Neviana Calzolari
La cosa più difficile, quando si tratta di temi sociali, è mantenere un livello di pensiero che non si appiattisca in una dimensione di quotidianità personale, pur partendo da essa, ma sia capace di elevarsi ad una dimensione veramente sociale, universale, che possa toccare tutte e tutti, anche coloro che non hanno vissuto sulla propria pelle l'argomento trattato.
La forma lirica è qualcosa che da alcuni anni mi aiuta a dare una profondità diversa anche ai temi che tratto da un punto di vista sociale e politico come quelli relativi al femminismo e alla transessualità.
In questo articolo dono alcune liriche tratte dalla mia ultima raccolta di liriche: “Elegie”, pubblicata nel 2020 dalla casa editrice Incontri di Sassuolo, più direttamente legate ai temi di cui sopra, alla mia ricerca personale di cosa abbia significato, per me, cercare di diventare donna, esserlo a partire dalla mia storia.
Una breve introduzione alle liriche:
- Prugna secca: tratta della sovrapposizione confusiva tra sesso e genere messa in atto dai consultori per le persone transessuali promosse dalle associazioni che si propongono come rappresentanti della presunta categoria di noi persone T. Parla di come si sia umiliate nella propria ricerca personale di identità venendo piegate secondo parametri che rinforzano gli stereotipi di genere in chiave antifemminista. Credo che ciò possa dire tante cose anche dell'educazione al femminile ricevuta da tante donne che lo sono per nascita biologica.
- Insegnamenti tra donne: parla di sorellanza attraverso la condivisione della fatica che c'è da fare quando ognuna di noi cerca di costruirsi una propria “famiglia” a cui appartenere affettivamente senza riprodurre dinamiche patriarcali che rinforzano la subalternità femminile.
- Terza generazione: parla di come sia importante rapportarsi in modo emotivamente onesto e dirompente con gli aspetti più aggressivi e psicologicamente violenti della personalità maschile; di come possa essere utile per la liberazione femminile non rimuoverli tout court ma appropriarsene facendone un'elaborazione che possa aiutarci nella realizzazione della nostra autonomia.
Prugna secca
Tu, Tesurein,
sei sempre stata capace
di dare concretezza
alle mie visioni
più cupe
ed inquietanti,
anche troppo.
Un giorno
che mi accompagnasti
a Bologna
per la prima
e unica volta
al servizio,
quando scorgesti
la psicologa affibbiatami
con la sua solita espressione
tutta ingrugnata
di chi non prometteva altro
che evacuare sentenze
e farti evacuare a tua volta,
ti venne da dire:
”Prugna Secca”.
Perché
era impossibile
spremere da lei
qualcosa di positivo:
solo del disprezzo
per ciò che ero.
-” Ma,
secondo me lei ha come problema
non tanto il desiderio di diventare donna,
quanto il sentirsi inadeguato come uomo.”
-” Lei dove si cambia
per venire qua vestito da donna?
In macchina?”
-”Lei per me
non può accedere alla terapia ormonale
perché i suoi problemi sono altri.”
-”E' comodo
che lei mi risponda
che non si è mai posto il problema
di sentirsi inadeguato come uomo
perché non lo ha mai avvertito.
Lei invece se lo deve porre.”
-”Non so cosa farci
se lei mi pone il problema
che non può farsi seguire dal servizio
a cui la rimando
soltanto perché ha un rapporto di collaborazione lavorativa
con questo servizio.”
Ne parlai con chi era notabile del servizio
visto che c'era la bandierina dell'Associazione,
ma mi risposero:
-”Eh, sì,
sappiamo che c'è chi si lamenta,
ma la responsabilità è della ASL,
noi non c'entriamo.”
Grazie a voi
per avermi fatto capire
che ero in grado di reggere
non solo una solitudine
assunta da me,
prima della transizione,
come destino,
e quindi cercata,
voluta,
ma anche una solitudine
vissuta come vittima umiliata
quando cerchi
di dare dignità
a ciò che sei.
E al ritorno
da quella volta a Bologna
accompagnata da te,
dopo essere uscite dal servizio,
andammo ad ubriacarci
per la prima
ed unica volta
di pomeriggio
in una birreria poco lontano.
Smaltita la sbornia,
dopo qualche ora
ci rimettemmo in macchina
per poi fermarci in camporella.
Bologna,
avanguardia,
avamposto arcobaleno!
Anche meno.
Insegnamenti tra donne
In fondo
dentro di noi,
nonostante le apparenze,
quando ci siamo conosciute
credo che
pensavamo di non valere niente,
di essere depresse,
ma in realtà
abbiamo imparato con il tempo
che era solo
stanchezza.
La tua
si produceva
nel creare
e disfare
una corte dei miracoli,
una famiglia
a cui appartenere
rimanendo libera.
La mia pure.
Terza generazione
Nuda,
in anfibi,
mi depilo
con dolcezza
il sesso
mentre penso
ai tuoi occhi
che brillavano
perennemente
di odio.
Noi
ci odiavamo.
Quella volta,
quando eri già
paralizzato,
provai a strapparti via
il bastone
con la forza.
Eri seduto
nella tua poltrona
come un re
servito da nonna.
Afferrai
il bastone
per togliertelo
e immobilizzarti lì
per sempre,
mentre nonna
come al solito
stava a guardare
senza intervenire.
All'inizio
opponesti resistenza,
all'improvviso
mollasti la presa
e io caddi
con il culo a terra
mentre ci fissavamo
carichi di odio
e di sorpresa
per avere osato
esprimerlo
in modo così
autentico.
Senza saperlo
mi sono nutrita
del nostro odio
per fare una sintesi
tutta mia
della nostra
famiglia.
So che se
mi vedessi
ora,
anche con la vagina,
mi riconosceresti
quando
entro in conflitto,
quando
mi espongo
al giudizio
degli altri,
quando
dico no,
quando
dico basta.