Rivista aperiodica teorica del marxismo-leninismo
Organo teorico di Convergenza Socialista

Elementi sulla Comune di Parigi In evidenza

di Vincenzo Napolitano

“Lo Stato siamo noi”, lo “Stato è di tutti”, “lo Stato sta al di fuori e al di sopra delle classi”, lo “Stato è l’espressione di tutto il popolo”, lo “Stato è al servizio di tutti i cittadini”. Queste sono le idee dominanti sullo Stato che la classe al potere borghese e i suoi servi ci inculcano fin dalla nascita al fine di integrare le masse nello Stato sfruttatore e oppressore, e impedirle di liberarsi da esso.

Un carattere quasi mistico, religioso viene attribuito a questa che Marx classificherà come una sovrastruttura. Infatti per Marx lo Stato non è un prodotto della ragione umana, bensì una sovrastruttura che si innalza dalla società.

Tutta questa dottrina borghese si basa su un’argomentazione ideologico-filosofica, la quale afferma che lo Stato è qualcosa di divino, una forza sovrannaturale che dà o deve dare agli uomini un qualcosa che non viene dall’uomo stesso, ma gli è dato dal di fuori: una forza di origine divina. Tale dottrina è legata agli interessi delle classi sfruttatrici - grandi proprietari fondiari e capitalisti -  e serve così bene i loro interessi che è penetrata in tutte le abitudini, in tutte le idee, in tutta la scienza dei  rappresentanti della borghesia.

Il primo pensatore socialista che ha capovolto l’idealismo in materia di Stato - che permeava anche la filosofia hegeliana - è stata la figura di Engels, che nei suoi studi sull’ “Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”, giunge alla conclusione che :

Lo Stato non è un’idea, né una forza imposta alla società dall’esterno, bensì l’ammissione che la società - ad un certo grado di sviluppo delle forze produttive - si è avvolta in una contraddizione che non può risolvere con se stessa”.

La società si è divisa in contraddizioni tra classi”, le quali sono sorte in seguito al progresso dei mezzi di produzione e di scambio.

A sua volta la divisione del lavoro stessa, la quale si faceva progressivamente più estesa in conseguenza dello sviluppo delle forze produttive che seguivano i miglioramenti tecnici della produzione, ha provocato lo scontro tra le stesse classi, che per Engels “sono inconciliabili…e che essa – società - è impossibilitata a eliminare”. Sorge quindi, per lo stesso autore, “la necessità di una potenza che in apparenza attenui il conflitto e lo mantenga nei limiti dell’ordine. Tale potenza nasce dalla società stessa ed è lo Stato”. (1. F. Engels. L’ origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato)

In questa illuminante descrizione, l’amico di Marx di una vita, ha riassunto ciò che nei secoli è risultato il ruolo dello Stato, da quello schiavistico fino al sistema capitalistico dei nostri giorni: uno strumento della classe dominante per sottomettere e opprimere le classi più indigenti.

Marx, a sua volta, avvalendosi del metodo del materialismo storico, segue le tappe dello sviluppo storico stesso e ravvisa nella “Comune di Parigi” il modello compiuto di “democrazia socialista” (Repubblica sociale), in opposizione alla “Repubblica del capitale e del privilegio”. Individua, quindi, il “tentativo pratico più importante di centinaia di programmi e ragionamenti”, nella “Comune di Parigi”. (2. V. Lenin, Stato e rivoluzione)

In un primo momento, come descrive Lenin in “Stato e rivoluzione”, Marx diffidava del tentativo degli operai parigini di rovesciare il governo, ma quando la battaglia fu “imposta agli operai”, Marx la salutò con entusiasmo. Tanto è vero che nell’ultima prefazione a una nuova edizione tedesca del Manifesto del Partito Comunista, firmata da Marx ed Engels il 24 giugno del 1872 (cioè un anno dopo i fatti di Parigi), gli autori del Manifesto sottolineano che il programma del Manifesto “è qui e lì invecchiato” ed evidenziano che:

La Comune ha portato la prova che la classe operaia non può impossessarsi semplicemente e puramente di una macchina statale già pronta e metterla in moto per i propri fini”.  (3. K. Marx, La guerra civile in Francia)

La macchina statale già pronta, deve essere spezzata, demolita”.

Non abbiamo quindi una lenta evoluzione come interpretano gli opportunisti ed i revisionisti: “Spezzare la macchina militare e burocratica è la condizione preliminare di ogni rivoluzione sul continente” (4. K. Marx, Il 18 Brumaio)

Dopo i moti rivoluzionari del 1848, cui la disfatta del primo tentativo rivoluzionario del proletariato, Napoleone III (Luigi Bonaparte), con un colpo di Stato instaurò un regime dittatoriale, colonialista e corrotto, “Secondo Impero” appoggiato dalla borghesia, finche’ i francesi furono sconfitti a Sedan, il 2 settembre, dall’esercito prussiano.

Fu dichiarata la Repubblica e nacque un governo di difesa nazionale. Eroica fu la resistenza armata degli operai parigini riuniti nella “Federazione repubblicana della Guardia nazionale”. Nacquero, ovviamente, contraddizioni di classe tra borghesia e operai, dato che la prima deteneva la maggioranza nell’Assemblea nazionale. La borghesia fu talmente sorpresa e spaventata dalla rivolta del proletariato, che arrivò al punto di accordarsi con i prussiani, pur di preservare il proprio potere. Il governo francese strinse un armistizio con i prussiani, cui cedette anche alcuni territori, pur di poter contare sull’aiuto di Bismarck per soffocare l’ardore del proletariato parigino. Il 18 marzo l’esercito francese di Thiers cercò di dare l’assalto alla Guardia nazionale per poi conquistare il centro della città, ma la popolazione insorta in armi, riuscì ad impedirlo. I battaglioni della Guardia nazionale si impadronirono degli organi burocratici, di polizia e militari del governo francese, e fecero sventolare la bandiera Rossa sull’Hotel de la Ville. Thiers fuggì a Versailles con tutto il suo governo e apparati burocratici vari. Nacque da questo un Governo provvisorio, ovvero un’Assemblea Municipale con ampi poteri, ovvero la “Comune”.

La “Comune” è stata quindi il primo tentativo di socialismo e dittatura del proletariato.

La “Comune” riuniva in sé sia potere legislativo che esecutivo. Quindi non era un organismo parlamentare, bensì di lavoro, ove ogni membro eletto e revocabile in ogni momento, era personalmente responsabile dei suoi atti. Ecco il primo grande punto fermo, la prima caratteristica che distingue la “Comune” da ogni altro tipo di esperienza parlamentare precedente. I suoi membri, come tutti i membri degli organi burocratici e amministrativi, erano sottoposti al principio di eleggibilità, responsabilità e revocabilità in qualsiasi momento. Lo stipendio più alto, non doveva superare la paga di un operaio qualificato. Tra i vari provvedimenti presi nei suoi due mesi di esercizio, tra gli altri, abbiamo: l’esercito permanente basato sulla leva fu abolito con la Guardia Nazionale composta da operai armati; requisizione delle fabbriche abbandonate dagli imprenditori fuggiti e loro destinazione alle case di produzione operaia. Si dispose la separazione tra Stato e Chiesa. Purtroppo l’esperienza della Comune fu di brevissima durata. Le truppe del sanguinario Thiers erano troppo numerose e potevano contare dell’appoggio di quelle prussiane.

I versagliesi entrarono in città, affrontati dall’eroico proletariato parigino che oppose una dura resistenza quartiere per quartiere. Il 28 maggio cadde l’ultima barricata e le truppe di Thiers massacrarono migliaia di operai e cittadini inermi. Diverse furono le cause della sconfitta. La mancanza di organizzazione della rivolta, la gran sproporzione delle forze in campo e l’aiuto decisivo delle armate prussiane. Mancava, quindi, un partito rivoluzionario di avanguardia, come poco più di 40 anni dopo (1917) la teoria e la prassi leninista seppe modellare. L’esperienza della Comune fu un dato scientifico prezioso per Marx ed Engels.

Dall’esperienza della Comune, Marx ed Engels trassero il concetto cardine di “Dittatura del proletariato”, che Lenin riprese e sviluppò nella sua opera fondamentale “Stato e rivoluzione” e che costituì la base teorica e strategica per il successo della Rivoluzione d’Ottobre e la fondazione della Repubblica dei Soviet.

In sintesi possiamo affermare da questa essenziale esperienza storica che lo Stato è semplicemente un organo di oppressione di una classe su un’altra e non un organo di conciliazione come vogliono far credere piccolo borghesi e falso-comunisti. Oppressione da parte della classe che detiene la proprietà privata dei mezzi di produzione, sui lavoratori, i quali non hanno altro mezzo per vivere che la loro “forza lavoro” la quale vendono alla classe capitalista nel suo insieme. Chi detiene i mezzi di produzione detiene anche il potere politico, oltre che economico, ragion per cui il “Governo non è altro che un comitato di affari che amministra gli interessi della classe dominante” (5. K. Marx & F. Engels, Manifesto del Partito Comunista)

Tale potere nelle mani della borghesia va demolito, spezzato, rovesciato.

Una volta avvenuta la rivoluzione proletaria e consolidata la presa del potere, è necessario costruire uno Stato (o Semi Stato come scrive Lenin in Stato e Rivoluzione) che non deve avere la forma e i compiti dello Stato precedente. Tale Stato, come nasce, inizia ad estinguersi. Spezzare, demolire lo Stato borghese, significa abbattere completamente tutte le istituzioni precedenti, politiche, amministrative, burocratiche e costruirne uno nuovo basato sulla “democrazia socialista” e sul principio di eleggibilità e soprattutto su istituzioni rappresentative che siano di lavoro, dove potere legislativo ed esecutivo sono tutt’uno parificati non più separati. Non più “mulini di parole” come le istituzioni parlamentari, bensì organismi di lavoro ove la responsabilità è personale, dove non esiste delega in bianco, ma revocabilità in ogni momento, non esistono privilegi e prebende pecuniarie per i suoi membri.

Lo Stato proletario, sorto, dunque, dopo la rivoluzione e la presa del potere, consiste in pratica nella “Dittatura del proletariato” la quale deve necessariamente arginare e combattere la reazione inevitabile della classe borghese. La lotta di classe resta più aspra che mai durante la prima fase del socialismo. Solo quando la resistenza della classe dominante sarà vinta e non esisteranno più classi sociali, lo Stato si estinguerà e al suo posto subentrerà l’“amministrazione delle cose” e la “libera associazione dei produttori”.

In tal modo si estingue lo Stato e gli uomini saranno in grado di associarsi liberamente.

Non esiste, quindi, in regime borghese alcun “Stato di tutto il popolo”. Nella società capitalistica la divisione in classi resta più reale che mai. È un inganno e una menzogna che lo “Stato è di tutti” e che sta “al di sopra delle classi”. Per eliminare le classi occorre il salto al socialismo, attraverso una rivoluzione violenta guidata dall’avanguardia della classe operaia: il partito marxista-leninista. Avanguardia cosciente, formata dagli operai più consapevoli. Avanguardia, ma allo stesso tempo reparto della classe sfruttata, che deve elevare la coscienza di classe.

Questa è la teoria marxista-leninista dello Stato elaborata scientificamente a partire dall’esperienza della “Comune di Parigi”.

Onore e gloria ai caduti della Comune che rimarranno per sempre nella storia come primo esempio di rivoluzione proletaria.

 

Ultima modifica ilDomenica, 26 Febbraio 2023 12:40

3 commenti

  • Manuel Santoro
    Manuel Santoro Venerdì, 10 Febbraio 2023 11:34 Link al commento

    Discorrere della tematica della Comune di Parigi è veramente importante. E’ il primo e chiaro esempio di un possibile riscatto della classe operaia e, di conseguenza, di una possibile sconfitta rovinosa della classe capitalistica. Non si riuscì a raggiungere quanto sperato per i motivi esposti in questo articolo, ma fu assolutamente di insegnamento a Marx ed Engels, e successivamente a Lenin il quale guidò insieme ai compagni bolscevichi la rivoluzione proletaria alla vittoria. Che sia di insegnamento anche a noi in quanto avanguardia, e alla classe operaia in Italia oggi.

  • Serena
    Serena Venerdì, 10 Febbraio 2023 11:24 Link al commento

    “In altri termini: noi abbiamo, nel regime capitalistico, lo Stato nel vero senso della parola, una macchina speciale per la repressione di una classe da parte di un'altra e per di più della maggioranza da parte della minoranza. Si comprende come per realizzare un simile compito - la sistematica repressione della maggioranza degli sfruttati da parte di una minoranza di sfruttatori - siano necessarie una crudeltà e una ferocia di repressione estreme: fiumi di sangue attraverso cui l'umanità prosegue il suo cammino, sotto il regime della schiavitù, della servitù della gleba e del lavoro salariato”. Lenin, “Stato e rivoluzione”.
    Complimenti, ottimo articolo!

  • Clara Treves
    Clara Treves Venerdì, 10 Febbraio 2023 09:24 Link al commento

    Ottima analisi scientifica!

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