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Lotta di classe tra proletariato e borghesia In evidenza
di Vincenzo Napolitano
La lotta di classe tra proletariato e borghesia è la continuazione della lotta tra classi dagli interessi divergenti nelle diverse società sin dalla fine delle comunità primitive comunistiche, le quale si sono spinte fino ai nostri giorni e ancora sono in piena fase di svolgimento.
Già nei Principi del Comunismo Engels alla domanda n. 3 “Non sempre, dunque, ci son stati proletari?” risponde che le classi povere, per lo più sono sempre esistite...ma non ci sono mai stati sempre poveri che vivessero in condizioni tali di povertà…e inoltre in regime di concorrenza libera e sfrenata (come quella dei tempi della Prima rivoluzione industriale e di Marx ed Engels).
Cosa è dunque il proletariato? “Quella classe della società che trae il suo sostentamento soltanto e unicamente dalla vendita del proprio lavoro [forza-lavoro] e non dal profitto di un capitale qualsiasi; benessere e guai, vita e morte, l’esistenza intera la quale dipende dalla domanda di lavoro, cioè dall’alternarsi di affari buoni e cattivi, dalle oscillazioni di una concorrenza sfrenata”. (1. F. Engels, Principi del comunismo)
Marx impiegò per la prima volta il termine “proletariato” nell’“Introduzione alla Critica della filosofia del diritto di Hegel”. In tale scritto Marx impiegò il termine “proletariato” da lui definito specificatamente come il prodotto non della povertà sorta naturalmente, ma della “povertà prodotta artificialmente”, l’espressione della dissoluzione effettiva della società tradizionale operata dal capitalismo industriale.......dalla consapevolezza di una frattura nella società provocata dal sistema dell’industria e del commercio, della proprietà e dello sfruttamento umano. (2. Prefazione dell’edizione Einaudi del Manifesto del Partito Comunista).
Il proletariato è nato in seguito, dunque, alla Rivoluzione industriale, sorta dall’invenzione di macchine molto costose che potevano essere acquistate solo dai grandi capitalisti, i quali presero possesso delle industrie. Il proletario trae il proprio sostentamento solo dalla propria forza-lavoro e non dal profitto di un capitale.
Sorse di conseguenza la “divisione del lavoro”. Se antecedentemente l’operaio faceva per intero un pezzo di lavoro, ora ne fa solo una parte in modo da velocizzare la produzione e diminuire i costi. L’attività dell’operaio, dunque, si riduce ad un semplice movimento meccanico, che può essere svolto meglio da una macchina. Di qui il fenomeno dell’alienazione o auto-estraneazione.
La borghesia è, invece, la classe dei capitalisti, cioè di una minoranza che detiene la proprietà privata di tutti i mezzi di sussistenza e degli strumenti della produzione (macchine, fabbriche, utensili). L’invenzione delle macchine a vapore fu determinante per la nascita delle due classi contrapposte. Inevitabile che le contraddizioni, che già si erano create a partire dalla divisione del lavoro e risalenti alla società schiavistica, mutassero di grado.
Il concetto di grado di sviluppo è molto importante per la teoria marxiana e indica quelle rotture prima di livello quantitativo e poi qualitativo che si presentano nel corso dello sviluppo delle forze produttive.
La dialettica materialista riconosce, al contrario delle varie teorie idealiste, il movimento, il passaggio da uno stato all’altro, che avviene nel caso della struttura economica di una società, attraverso una rottura violenta originata dal contrasto tra forze produttive e rapporti di produzione. Quando le forze produttive (mezzi di produzione, forza lavoro, conoscenze tecniche) non possono più essere contenute nei rapporti di proprietà vigenti, anzi stridono con essi, si apre un periodo rivoluzionario.
Lo stadio capitalistico è il grado più avanzato di lotta di classe nel percorso vero il socialismo.
Ovviamente tale lotta deve essere guidata da un’avanguardia, più cosciente della classe operaia, un’avanguardia che sia il reparto avanzato della classe stessa, ma allo stesso tempo sia parte integrante della classe medesima.
La coscienza delle proprie condizioni di sfruttamento e della tattica da seguire per combatterle, non può essere lasciata al semplice spontaneismo. Tra spontaneità e coscienza vi è un legame dialettico, per cui non può esistere la prima senza la seconda.
Come si afferma nel Manifesto del Partito Comunista, la lotta di classe ha semplificato gli antagonismi di classe e la società “si va scindendo sempre più in due campi nemici, in due classi direttamente contrapposte l’una all’altra: borghesia e proletariato“. (3. K. Marx & F. Engels, Manifesto del Partito Comunista)
Come nasce la borghesia?
La sua nascita può esser fatta risalire, in linea generale, all’età medioevale, e più nello specifico al Basso Medioevo. Il ceto borghese nacque e si sviluppò in tempi diversi nelle varie zone d’Europa e se per l’ Italia e per l’ Europa questo evento può esser fatto risalire al XII-XIII secolo, per altri paesi, per es. la Russia, bisogna attendere il secolo XIX.
Il termine borghesia deriva dal latino “burgensis” e quindi indicava quel ceto sociale che dimorava nei borghi, cioè nei quartieri che sorgevano fuori le mura cittadine. Essi erano prevalentemente maestri di bottega, negozianti, artigiani, maestri di bottega, notai, avvocati, medici ed in epoca successiva, banchieri, imprenditori industriali proprietari terrieri.
I borghesi vivevano infatti in una condizione economica più agiata rispetto ai ceti popolari e per tale motivo riuscirono gradualmente a ottenere maggiore influenza decisionale all’interno della società, assumendo spesso cariche pubbliche ed amministrative.
In Italia, come anche in Germania, la nascita della borghesia, può essere fatta risalire al 1300, in contemporanea alla nascita dei comuni italiani. E’ proprio con lo sviluppo dei comuni che le città divennero il fulcro della vita sociale ed economica, città che mutarono il loro assetto urbanistico (tipico medioevale, circondate da mura e fortezze), favorendo la nascita dei borghi.
Il progressivo ampliamento del potere economico, portò i borghesi a rivendicare anche quello decisionale e politico. La classe borghese si fece promotrice della Rivoluzione Francese del XVIII secolo.
Chi possedeva di più era quindi in grado di acquistare i macchinari nati dalla rivoluzione industriale. Queste macchine consegnarono l’industria completamente nelle mani dei nuovi capitalisti che con il “basso prezzo delle loro merci…invasero anche i paesi considerati fino ad allora barbari” e portò il modo di produzione borghese ad essere adottato in tutto il globo. L’esercizio dell’industria, che fin a quel momento era stato feudale o corporativo “non bastava più al fabbisogno che aumentava con i nuovi mercati” e “al suo posto subentrò la manifattura. Il medio ceto industriale soppiantò i maestri artigiani; la divisione del lavoro tra le diverse corporazioni scomparve davanti alla divisione del lavoro nella singola officina stessa”. “Ma i mercati crescevano sempre, neppure la manifattura bastava più”. I mercati si allargavano quindi sempre di più e al medio ceto industriale, all’industria manifatturiera, subentro la grande industria moderna, i milionari dell’industria, i borghesi moderni. (4. K. Marx & F. Engels, Manifesto del Partito Comunista)
Tutte le classi non possidenti furono quindi spinte nel retroterra. Si concentrarono masse di lavoratori nelle industrie. Masse di lavoratori che vendono la propria forza lavoro come una merce, in quanto il costo di essa è in media uguale ai costi di produzione della merce stessa.
Il primo concorrente dell’operaio è l’operaio stesso, il quale deve vendere se stesso, la propria abilità, il proprio fisico, la propria forza mentale e nervosa ad un costo minore rispetto all’altro. Forza fisica che per altro è deperibile, in quanto l’operaio, sia nella stessa giornata di lavoro, che nell’ampio spettro della sua vita lavorativa consuma le sue energie che non gli vengono di sicuro ripagate.
Quando i proletari (da prole: cioè coloro che lavorano unicamente per generare prole e metterla a disposizione della classe borghese sfruttatrice), sono costretti nelle fabbriche a essere a contatto tra loro, nelle loro rispettive mansioni, ecco che possono formare un blocco unico, prendere coscienza delle loro misere condizioni. Ecco che alla concorrenza, all’isolamento tra operai, subentra la loro “unione rivoluzionaria, risultante dall’associazione”. (5. K. Marx & F. Engels, Manifesto del partito comunista)
Ecco quindi che la borghesia “fabbrica” i suoi stessi “becchini”, coloro che rivoluzioneranno questo antiquato e putrido modello di produzione per passare ad una forma più elevata di organizzazione sociale: il Socialismo.
Ovviamente di tutte le contraddizioni che genera questo sistema, oltre lo sfruttamento, come le crisi di sovrapproduzione, ci sarà da fare un discorso a parte. Lenin, nella fase imperialistica, riprende Marx ed Engels e nella sua opera “Stato e rivoluzione” del 1917, riflette sugli sviluppi della lotta di classe e sul ruolo che lo Stato svolge in questa disputa. Proprio lo Stato, dice Engels, non nasce da una ”idea etica”, non è ”l’ immagine e la realtà della ragione” - come vorrebbero gli idealisti- ma utilizzando il metodo del materialismo storico e gli studi fatti dal borghese Morgan- nell’ opera ”L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” - constata che lo Stato nasce nel momento in cui “la società si è scissa in una contraddizione inconciliabile con se stessa, che si è scissa in antagonismi inconciliabili che la società stessa è impotente ad eliminare”. E, inoltre: “...perché’ questi antagonismi, queste classi con interessi economici in conflitto, non distruggano se stessi e la società in una sterile lotta, sorge la necessità di una potenza che sia in apparenza al di sopra della società, che attenui il conflitto e lo mantenga nei limiti dell’ordine”, e questa potenza che emana dalla società, ma che si pone al di sopra di essa, e che si estranea sempre più da essa è lo Stato”.
È da sottolineare come lo Stato sia un “ordine” che si pone “al di sopra della società”’ e da essa sempre più si “estranei”. Questa forza pubblica che nasce dal seno della società e sempre più si estranea da essa è nata dall’esigenza di dotarsi di distaccamenti speciali (prigioni, esercito permanente, polizia), proprio perché la “società civile è divisa in classi ostili” e per di più “inconciliabili”. Se ci fosse possibilità di conciliazione tra le classi, lo Stato e le sue appendici, non avrebbero ragione di esistere, come sottolinea Marx.
Lo Stato è, per Marx, lo stato della classe dominante e hanno bene da cianciare i revisionisti, gli opportunisti, i piccolo borghesi, i quali, pur riconoscendo che lo Stato esiste perché vi è lotta tra le classi, lo considerano come un organo di “conciliazione tra le stesse”. Lo Stato è una forza repressiva particolare in mano a chi detiene il potere economico, e di conseguenza quello politico.
Nel capitalismo il potere è in mano a chi ha la proprietà privata dei mezzi di produzione. Il salto dal regno della necessità a quello della libertà, non è possibile senza uno sconvolgimento rivoluzionario. “Via parlamentare”, vari ed eventuali “socialismi del XXI secolo”, riformismo, non fanno che portare acqua a mulino della classe borghese. Rivoluzione, presa del potere, dittatura del proletariato la quale è il socialismo ove la lotta di classe resta, si fa più accesa, ma dalla quale già si potrà alzare alto il grido “da ciascuno secondo le proprie capacità a ciascuno secondo il proprio lavoro“, fino all’avvento definitivo della società senza classi che auspichiamo.
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4 commenti
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Vincenzo Venerdì, 03 Marzo 2023 20:36 Link al commento
Ringrazio Manuel per l' esposizione e Serena per i complimenti. Io non sono abituato a giudicarmi.
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Vincenzo Venerdì, 03 Marzo 2023 17:56 Link al commento
Grazie Serena per i complimenti e grazie Manuel per la descrizione. Io non sono abituato a giudicarmi. Spero solo sia stato utile.
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Manuel Santoro Venerdì, 03 Marzo 2023 10:17 Link al commento
Articolo che pone le basi dello studio dello scontro tra classi antagoniste e indica la via per la risoluzione delle contraddizione nella società capitalistica. Non a caso, i Principi del comunismo di F. Engels, il Manifesto del partito comunista di Marx & Engels e Stato e rivoluzione di Lenin sono i primi tre testi della Fase I della nostra Scuola Rossa.
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Serena Venerdì, 03 Marzo 2023 09:53 Link al commento
Complimenti Vincenzo, bell’articolo.
Ciò che distingue il ”socialismo borghese” dal socialismo scientifico è proprio il concetto di “lotta di classe”.