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La classe operaia più produce ricchezza, più è povera

La classe operaia più produce ricchezza, più è povera

di Manuel Santoro

L’aumento della potenza del denaro è una caratteristica primaria dell’esistenza del capitale. Già il Marx ventiseienne aveva rimarcato il concetto scrivendo che “l’uomo diventa tanto più povero come uomo, ha tanto più bisogno del denaro per impadronirsi dell'essere ostile, e la potenza del suo denaro sta giusto in proporzione inversa alla massa della produzione.”

In passato abbiamo richiamato il concetto assolutamente fondamentale che è la forza-lavoro dell’operaio, l’operaio stesso, che produce tutti i valori, tutta la ricchezza, e più produce ricchezza più è povero poiché più necessita di denaro che non ha per comprare ciò che egli stesso in quanto classe produce in quantità maggiore, ma che gli è esterna e ostile. L’atto della produzione in cui l’operaio è estraniato sforna una quantità maggiore di prodotti, di lavori oggettivati che non solo non appartengono al produttore ma sono sempre più inaccessibili nella misura in cui la massa della produzione aumenta; l’operaio-produttore diventa sempre più povero poiché non ha il denaro necessario per impadronirsi della crescente massa della produzione da lui stessa prodotta.   

L’oggettivazione-alienazione dell’operaio è il fulcro dei rapporti sociali di produzione borghesi e il denaro è la potenza centrale, se vogliamo, nello sviluppo capitalistico. Il prezzo di una merce è il valore di scambio della merce espressa in denaro. Il prezzo della forza-lavoro, ovvero il valore di scambio della forza-lavoro espresso in denaro è il salario. Scrive Marx che “il bisogno del denaro è il vero bisogno prodotto dall'economia politica, il solo bisogno che essa produce. La quantità del denaro diventa sempre più il suo unico attributo di potenza.

Il denaro può tutto ciò che l’uomo non può. In altre parole, riporta Marx, “il denaro, possedendo la caratteristica di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l'oggetto in senso eminente. L'universalità di questa sua caratteristica costituisce l'onnipotenza del suo essere; è tenuto per ciò come l'essere onnipotente...il denaro fa da mezzano tra il bisogno e l'oggetto, tra la vita e i mezzi di sussistenza dell'uomociò che mediante il denaro è a mia disposizione, ciò che io posso pagare, ciò che il denaro può comprare, quello sono io stesso, il possessore del denaro medesimo. Quanto grande è il potere del denaro, tanto grande è il mio potere. Le caratteristiche del denaro sono le mie stesse caratteristiche e le mie forze essenziali, cioè sono le caratteristiche e le forze essenziali del suo possessore. Ciò che io sono e posso, non è quindi affatto determinato dalla mia individualità.”

Ciò che l’uomo è e può all’interno dei rapporti sociali di produzione borghesi è determinato dal denaro, dalla sua potenza e dalla sua forza. Le qualità, le caratteristiche dell’uomo sono capovolte dal denaro che rende reale ciò che non è, e non reale ciò che dovrebbe essere reale. L’uomo può essere brutto ma il denaro procura la bellezza; l’uomo può essere un delinquente ma il denaro procura giustizia e onore. Il possessore è sempre ben visto; colui che non possiede il denaro è evitato. “Il denaro è il bene supremo, e quindi il suo possessore è buono; il denaro inoltre mi toglie la pena di esser disonesto; e quindi si presume che io sia onesto. Io sono uno stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di tutte le cose; e allora come potrebbe essere stupido chi lo possiede? Inoltre costui potrà sempre comperarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti, non è più intelligente delle persone intelligenti? Io che col denaro ho la facoltà di procurarmi tutto quello a cui il cuore umano aspira, non possiedo forse tutte le umane facoltà?

Il denaro è il potere alienato dell'uomo sociale. Rovescia le qualità e le caratteristiche umane; materializza il contrario di quello che è oggettivo; di quello che sarebbe reale senza il denaro stesso. Dunque il denaro tramuta nel contrario ciò che è reale, da una parte, e ciò che non è, dall’altra parte.

“Il denaro è il potere alienato dell'umanità”, scrive Marx nei manoscritti.

Il denaro si presenta quindi in contrapposizione, si presenta ostile alla società stessa. Il denaro proprio perché ha la capacità di rovesciare il tutto, materializzando il contrario di tutto, rovescia la virtù in vizio, il vizio in virtù, il servo in padrone e il padrone in servo; la stupidità in intelligenza, l'intelligenza in stupidità.

Continua Marx: “Quando io ho voglia di mangiare oppure voglio servirmi della diligenza perché non sono abbastanza forte per fare il cammino a piedi, il denaro mi procura tanto il cibo quanto la diligenza, cioè trasforma i miei desideri da entità rappresentate e li traduce dalla loro esistenza pensata, rappresentata, voluta nella loro esistenza sensibile, reale, li traduce dalla rappresentazione nella vita, dall'essere rappresentato nell'essere reale. In quanto è tale mediazione, il denaro è la forza veramente creatrice.”

Non è invece forza creatrice per chi non possiede il denaro. Per chi non possiede il denaro, l’esistenza pensata, rappresentata, è limitata a ciò che sono le possibilità reali. Chi possiede il denaro può tramutare in realtà ciò che non ha, oppure ciò che non è; il pensiero, il desiderio, il bisogno quindi è sempre tramutabile in realtà. Chi non possiede il denaro, invece, non ha neanche il lusso di immaginare, pensare a ciò che esula dalle proprie possibilità. Non è pensiero, né desiderio ciò che non può essere raggiunto in termini di bisogni relativi.  

È quindi anche peggio per l’operaio poiché chi non possiede il denaro non ha il pensiero, la rappresentazione nella mente di bisogni sociali che non può assolutamente raggiungere. Per esempio, l’operaio non ha assolutamente tra i propri bisogni oppure desideri, poiché irrealizzabili, il possesso di un aereo personale poiché assolutamente fuori dalla sua realtà. Per l’operaio, produttore di tutti i valori di scambio, il non possesso di denaro fa sì che i suoi bisogni, i suoi desideri diventino realtà nella misura in cui sono bisogni e desideri accessibili. I bisogni e i desideri non accessibili per mancanza di denaro non sono veri bisogni o veri desideri, non esistono e non possono quindi tramutarsi in oggetti reali da godere, da consumare.

Difatti, scrive Marx che “quando non ho denaro per viaggiare, non ho nessun bisogno, cioè nessun bisogno reale e realizzantesi di viaggiare. Se ho una certa vocazione per lo studio, ma non ho denaro per realizzarla, non ho nessuna vocazione per lo studio, cioè nessuna vocazione efficace, nessuna vocazione vera. Al contrario, se io non ho realmente nessuna vocazione per lo studio, ma ho la volontà e il denaro, ho una vocazione efficace…la differenza tra la domanda che ha effetto, in quanto è fondata sul denaro, e la domanda che non ha effetto, in quanto è fondata soltanto sul mio bisogno, sulla mia passione, sul mio desiderio, ecc., è la stessa differenza che passa tra l'essere e il pensare, tra la semplice rappresentazione quale esiste dentro di me e la rappresentazione qual è per me come oggetto reale fuori di me.” Quindi, “il denaro, in quanto è il mezzo e il potere esteriore, cioè nascente non dall'uomo come uomo, né dalla società umana come società, in quanto è il mezzo universale e il potere universale di ridurre la rappresentazione a realtà e la realtà a semplice rappresentazione, trasforma tanto le forze essenziali reali, sia umane che naturali in rappresentazioni meramente astratte e quindi in imperfezioni, in penose fantasie, quanto, d'altra parte, le imperfezioni e le fantasie reali, le forze essenziali realmente impotenti, esistenti soltanto nell'immaginazione dell'individuo, in forze essenziali reali e in poteri reali. Già in base a questa determinazione il denaro è dunque l'universale rovesciamento delle individualità, rovesciamento che le capovolge nel loro contrario e alle loro caratteristiche aggiunge caratteristiche che sono in contraddizione con quelle.

Il denaro compra tutto e ribalta tutto, ed è quindi strumento di scambio incoerente. Il denaro si scambia “non con una determinata qualità, né con una cosa determinata, né con alcuna delle forze essenziali dell'uomo, ma con l'intero mondo oggettivo, umano e naturale.” Di conseguenza, “esso quindi, considerato dal punto di vista del suo possessore, scambia le caratteristiche e gli oggetti gli uni con gli altri, anche se si contraddicono a vicenda.” Il denaro nella società capitalistica scambia il bene con il male, il vizio con la virtù, la costruzione con la distruzione.

Ma con l’uomo come uomo, con l’uomo non alienato, il denaro smette di scambiare incoerenze. E il superamento dell’alienazione è, di fatto, superamento dei rapporti sociali di produzione borghesi, ovvero il socialismo in quanto fase inferiore, o prima fase, della società comunista.

Ultima modifica ilDomenica, 21 Gennaio 2024 13:25
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