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Indagine sui “Nuovi spostamenti economici nella vita contadina” di Lenin
di Manuel Santoro
Indagine sullo scritto n.1 del Volume n.1 delle Opere Complete di Lenin. Il video è disponibile sul canale YouTube di Convergenza Socialista al seguente link: https://youtu.be/gs5O5D974fI
Scritto nella primavera del 1893 all’età di 23 anni, questo primo lavoro di Lenin riprende l’analisi e le conclusioni di Postnikov riportate nel libro appunto di Postnikov di un paio di anni prima dal titolo “L’azienda contadina nel mezzogiorno della Russia”; analisi e conclusioni che Lenin rivisita e all’interno del suo manoscritto modifica per darne una impronta più strutturata e organica.
L’oggetto dell’analisi da parte di Postnikov è l’economia contadina dei governatorati di Tauride, Kherson e Iekaterinoslav, essenzialmente per intenderci le regioni della Crimea, dei territori settentrionali di questa area, del Dnipro, ecc. Le regioni del mezzogiorno della Russia europea i cui dati statistici degli zemstvo offrono a Postnikov materiale per la sua indagine. Lenin, da parte sua, si concentra sui distretti di Berdiansk, Melitopol e Dnieprovsk.
Prima di proseguire, diamo alcune definizioni per poter meglio comprendere la nostra discussione.
Primo, gli zemstvo sono consigli elettivi creati nella Russia zarista nel 1864. Sono formati dai rappresentanti di tutte le classi sociali con modalità che favoriscono però la proprietà terriera e sono investiti di limitate competenze nell’amministrazione locale.
Secondo, l’obstcina è la comunità agraria russa costituita dall’associazione di varie famiglie contadine e caratterizzata dall’autogestione economica sulla base della proprietà comune della terra che veniva distribuita secondo un criterio di rotazione ai diversi nuclei familiari. Ufficialmente abolita dalla riforma agraria del 1906, fu definitivamente eliminata con la collettivizzazione dell’agricoltura del 1929.
Terza definizione che ci servirà è quella del nadiel. Il nadiel è il lotto di terra ripartito dall’obstcina e consegnato alle singole famiglie di cui è composta.
Detto questo, l’analisi sarà rivolta sia ai nadiel, parte come abbiamo appena detto dell’obstcina, sia alle terre prese o date in affitto fuori dai nadiel, e tale sviluppo riguarderà l’aspetto politico-economico.
Riporta Lenin dall’introduzione di Postnikov al suo lavoro che “il grande impiego di macchine nelle condizioni contadine, verificatosi negli ultimi tempi, e il sensibile aumento delle dimensioni dell’azienda nello strato dei contadini agiati segnano una nuova fase nella nostra vita agricola. La produttività del lavoro contadino e la capacità lavorativa della famiglia crescono considerevolmente con l’aumento delle dimensioni dell’azienda e con l’impiego delle macchine.”
Ora, prima di continuare è utile introdurre due concetti: 1) il concetto di agricoltura estensiva, ovvero i metodi agricoli in cui si utilizzano esclusivamente gli elementi disponibili in natura senza l’inserimento di altre tecnologie, con una conseguente produttività inferiore rispetto all’agricoltura intensiva. Ciò che viene prodotto dipende esclusivamente dalla naturale fertilità del suolo coltivato; 2) il concetto di agricoltura intensiva, ovvero i metodi agricoli basati sulla dipendenza dall’apporto di risorse generate all’esterno del sistema agricolo, cercando di ricavare il massimo da poche singole colture, con il minor sforzo e costo possibile, utilizzando la meccanizzazione, i fertilizzanti, i semi selezionati, e così via.
Ne consegue, riprendendo il discorso di Postnikov, che l’utilizzo delle macchine nell’agricoltura provoca cambiamenti sostanziali nelle condizioni di vita dei contadini stessi. Egli riporta che “riducendo nell’agricoltura la domanda di manodopera e rendendo ancora più sensibile per i contadini la sovrappopolazione nelle campagne, l’impiego delle macchine contribuisce ad aumentare il numero di famiglie che, divenendo superflue per il villaggio, devono cercarsi il pane altrove e diventano praticamente dei senza tetto.” L’introduzione, quindi, delle macchine all’interno di una agricoltura estensiva porta tendenzialmente a un aumento del tenore di vita dei contadini, ma poi vedremo, nel particolare, di quali contadini. È da notare come oltre ai russi, queste zone siano abitate anche da famiglie contadine tedesche e bulgare. In particolare, nel distretto di Dnieprovsk meno dell’1% è composto di famiglie di coloni tedeschi; nel distretto di Melitopol siamo al 6% tra famiglie di coloni tedeschi e bulgari; nel distretto di Berdiansk siamo al 25%. Nel complesso, nei distretti sotto analisi, il 9% circa delle famiglie contadine è composta da tedeschi e bulgari.
Il complesso delle famiglie sotto esame presenta fenomeni economici assolutamente eterogenei e si tratterà ora di trovare le linee guida per suddividere tale eterogeneità in categorie più omogenee per consentire uno studio della situazione contadina più esatta. Lenin riporta ciò che Postnikov scrive ovvero che “data la diversità del benessere economico è molto difficile stabilire quale sia il tenore di vita generale della popolazione. Coloro che attraversano rapidamente i grossi villaggi del governatorato di Tauride di solito traggono la conclusione che i contadini del luogo siano molto agiati; ma si può chiamare agiato un villaggio se in esso la metà dei contadini è composta di benestanti e l’altra metà è permanentemente in miseria? L’agiatezza dei contadini si può giudicare solo dall’insieme di molti dati, dividendo la popolazione in gruppi.”
Non è quindi possibile farsi un’idea esatta della condizione economica contadina usando cifre medie le quali caratterizzano la situazione di un particolare villaggio appunto in media senza tenere conto della sua composizione e della situazione economica delle sue diverse parti. È un dato di fatto come fortemente eterogenea sia la condizione economica delle singole famiglie all’interno dell’obstcina e come una suddivisione appropriata sia necessaria tra le famiglie all’interno dell’obstcina per uno studio più preciso.
Scrive, difatti, Postnikov che “le indagini statistiche degli zemstvo dell’ultimo decennio hanno chiarito che la nostra obstcina rurale non è affatto un’unità omogenea [quale appariva un paio di decenni indietro], e che negli ultimi decenni si è verificata in essa una differenziazione della popolazione in gruppi il cui tenore di vita è molto diverso.”
Come abbiamo accennato all’inizio, i dati usati da Postnikov per la sua analisi ed esposizione sono dati raccolti dagli zemstvo relativi al governatorato di Tauride, e in particolar modo ai distretti di Berdiansk, Melitopol e Dnieprovsk. Inoltre, in principio tale raccolta dati registrava solo i dati relativi per obstcina, senza particolareggiare la raccolta per famiglia parte dell’obstcina. Ma dato che le famiglie appartenenti alla stessa obstcina avevano situazione patrimoniali differenti, la raccolta dati fu portata a livello della singola famiglia, del singolo fuoco.
Il secondo miglioramento nella raccolta dei dati fu quello di raggruppare gli indici della situazione economica dei contadini secondo determinate differenze patrimoniali quali l’estensione dei seminativi, il numero dei capi di bestiame da lavoro, l’estensione dell’arativo dei nadiel per famiglia, per fuoco. Nel nostro caso, le statistiche degli zemstvo di Tauride raggruppano i contadini secondo l’estensione dei seminativi.
Prima di continuare, alcune definizioni. Il censimento per fuoco è il censimento per unità familiare, per focolare; il seminativo è il terreno che si coltiva a cereali, ortaggi, ecc.; l’arativo è il terreno atto ad essere coltivato.
Ora, il raggruppamento dei contadini per estensione dei seminativi pare essere la modalità più adatta per suddividere le famiglie dell’obstcina in gruppi omogenei. Scrive difatti Postnikov che “l’estensione dei seminativi è l’indizio più sostanziale del benessere contadino” e Lenin commenta dichiarando che “il raggruppamento secondo l’estensione dei seminativi sembra molto più giusto degli altri criteri di raggruppamento adottati dagli statistici degli zemstvo, per esempio quello secondo l’estensione dei nadiel o della superficie coltivabile dei nadiel per famiglia: da un lato [continua Lenin], l’estensione del nadiel non indica direttamente la condizione economica della famiglia, perché la sua superficie è determinata dal numero dei membri di sesso maschile della famiglia presenti…e dipende solo indirettamente dalla situazione economica del capofamiglia; dall’altro lato, se l’occupazione principale della popolazione è l’agricoltura, è indispensabile determinare la superficie del seminativo per calcolare la produzione, per accertare la quantità di grano che il contadino consuma, quella che acquista e quella che pone in vendita.”
Ora, in base alle statistiche riportate dagli zemstvo di Tauride ripartite per estensione dei seminativi, i contadini per fuoco sono suddivisi in sei gruppi: 1) contadini che non seminano; 2) contadini che seminano sino a 5 desiatine; 3) contadini che seminano da 5 a 10 desiatine; 4) contadini che seminano da 10 a 25 desiatine; 5) contadini che seminano da 25 a 50 desiatine; 6) contadini che seminano oltre le 50 desiatine. Sempre per famiglia.
Un appunto: una desiatina è un po’ più di 1 ettaro. I contadini che non seminano e che seminano meno di 10 desiatine sono all’incirca il 40% del totale. Consideriamo meno di 10 desiatine come una superficie limitata. Sono anche 40% i contadini che seminano tra le 10 e le 25 desiatine, quindi una superficie media. Il 20%, invece, dei contadini semina una superficie estesa, ovvero da 25 desiatine in su. Questo ultimo gruppo di contadini agiati semina quindi una superficie molto estesa; è una minoranza rispetto alla totalità della popolazione contadina nei distretti sotto osservazione; e inoltre gode non solo dei nadiel più grandi, come detto, ma ha la possibilità di acquistare e prendere in affitto più terra rispetto agli altri gruppi di contadini. La superficie del nadiel è determinata non solo dal numero dei componenti della famiglia ma soprattutto dalla loro condizione economica.
Scrive Lenin che “se esaminiamo i dati sulla quantità di terra acquistata nei diversi gruppi, vediamo che acquistano terre quasi esclusivamente i gruppi superiori, con seminativi più di 25 desiatine, e soprattutto quelli che possiedono seminativi di cospicue dimensioni, con 75 desiatine per fuoco”, ovvero per famiglia. Di conseguenza, la situazione è che la maggior parte della terra è nelle mani di una minoranza di agiati, che dispone dei nadiel più estesi.
Stesso discorso emerge per quanto concerne l’affitto della terra. Scrive Lenin che “risulta che l’estensione della terra affittata aumenta regolarmente, di pari passo con l’agiatezza dei contadini e, per conseguenza, il contadino prende in affitto tanta più terra quanto più già ne possiede di propria, privando in questo modo i gruppi più poveri della quantità di terra che è loro indispensabile.”
Questo fenomeno è generale per tutta la Russia di fine 1800, ma nel caso studiato in questo primo scritto di Lenin, per esempio, il 91% delle famiglie del distretto di Dnieprovsk che prende in affitto la terra, semina più di 50 desiatine per fuoco; ovvero il 91% delle famiglie che prende in affitto della terra è molto agiata. La percentuale scende di pari passo con la diminuzione del seminato. Solo il 25% delle famiglie che semina meno di 5 desiatine prende in affitto la terra nello stesso distretto. In definitiva, il gruppo agiato dei contadini ricorre quasi tutto all’affitto.
Questi dati fanno emergere il carattere mercantile dell’affitto da parte del gruppo agiato dei contadini. Per questo gruppo, la presa in affitto della terra è guidata dalla volontà di essere impresa mercantile; per i gruppi meno agiati, la presa in affitto della terra è guidata dalla necessità.
Per esempio, lo studio dei dati statistici rivela come i gruppi meno agiati dei contadini, i gruppi economicamente inferiori, paghino la terra a un prezzo molto più elevato rispetto ai gruppi superiori; elevato persino di 4 volte maggiore. In altre parole, scrive Lenin, “il canone d’affitto aumenta nella misura in cui la superficie della terra presa in affitto diminuisce.”
Scrive Postnikov che “una percentuale abbastanza considerevole di contadini agiati, oltre al proprio ragguardevole nadiel, prende ancora in affitto una quantità notevole di altra terra. L’azienda non intende qui soltanto soddisfare le esigenze della famiglia, ma anche ricavare una certa eccedenza, un reddito grazie al quale i contadini migliorano i loro fabbricati, si provvedono di macchine, acquistano terre. Questo desiderio è abbastanza naturale”, continua Postnikov, “e non manifesta ancora nessun elemento kulak.” Il fatto, però, che non ci siano ancora elementi kulak non significa che non ci sia sfruttamento.
Giustamente Lenin replica, dicendo che “prendendo in affitto una quantità di terra che supera di gran lunga il fabbisogno, i contadini agiati sottraggono ai contadini poveri la terra necessaria per procurarsi i mezzi di sostentamento; ampliando la loro azienda essi hanno bisogno di manodopera supplementare e ricorrono all’assunzione di salariati.”
Per intenderci, questi contadini agiati sono contadini essi stessi, ovvero seminano e lavorano la terra e, in caso di necessità di manodopera supplementare, ricorrono all’assunzione dei salariati. Non sono ancora i kulaki, ovvero la borghesia agraria che acquistando la forza-lavoro dei braccianti, degli agricoltori, e non lavorando essi stessi, conseguono un profitto. Per questo, in questa fase dell’economia agricola russa, c’è sicuramente sfruttamento dei salariati, accaparramento di terra in affitto a scapito dei contadini poveri, ma non lo sfruttamento del borghese agricolo: il kulako appunto.
Come è implicito aspettarci, quindi, ed è ciò che riporta Postnikov, “la maggior parte di questa terra data in affitto appartiene al gruppo dei contadini che non seminano, che non hanno un’azienda e che seminano una superficie limitata. In questo modo, una parte notevole dei contadini dei distretti che stiamo analizzando, in parte perché non vuole, ma nella maggior parte dei casi perché non possiede il bestiame e l’inventario necessario per condurre la sua azienda, non sfrutta tutta la terra del suo nadiel, la dà in affitto e, in questo modo, fa accrescere la quantità di terra per l’altra metà, più agiata, dei contadini. La maggior parte dei contadini locatori appartiene al gruppo dei contadini dissestati.”
Dai dati statistici ricavati dagli zemstvo, è chiaro come l’80% delle famiglie che dà in affitto i propri nadiel appartenga a chi non può seminare; il 30% a chi semina meno di 5 desiatine; e solo il 7% a chi semina più di 50 desiatine. Il 97% della terra dei nadiel data in affitto è di chi non può seminare, per i motivi prima esposti (per esempio mancanza di bestiame da tiro oppure di strumenti da lavoro). Difatti, riporta Lenin valutando i dati sul numero di cavalli e buoi per famiglia, che “la differenza tra i gruppi di contadini secondo il numero dei capi di bestiame da lavoro che essi posseggono è così profonda, che nei gruppi superiori troviamo molto più bestiame di quanto ne possa occorrere per la famiglia, e in quelli inferiori così poco che la conduzione autonoma dell’azienda diventa impossibile.”
Tutto, quindi, è a vantaggio del gruppo dei contadini agiati. “La produttività del lavoro contadino”, scrive Postnikov, “e la capacità lavorativa della famiglia aumentano sensibilmente con l’aumento delle dimensioni dell’azienda e con l’impiego delle macchine.” Di conseguenza, maggiori sono le dimensioni dell’azienda e della superficie a coltivazione, minori sono le spese dei contadini per mantenere la forza-lavoro, uomini e bestiame. Dai dati statistici si evince che con l’aumento del seminativo per fuoco diminuisce progressivamente la quantità delle scorte più importanti, ovvero mezzi di lavorazione e mezzi di trasporto, per una data superficie di seminativo, e, scrive Postnikov, “nelle aziende dei gruppi superiori la spesa per la manutenzione dei mezzi di lavorazione e dei mezzi di trasporto per desiatina deve essere relativamente minore…Le statistiche degli zemstvo mostrano con incontestabile chiarezza che quanto maggiore è la dimensione dell’azienda contadina, tanto minore è, per una determinata superficie di seminativo, la spesa per la manutenzione dell’inventario, per il mantenimento della manodopera e l’alimentazione del bestiame da lavoro.”
Ora, ogni azienda agricola ha una superficie territoriale costituita da quattro parti. Una prima parte produce le derrate alimentari sia per i lavoratori della famiglia che per gli altri lavoratori che vivono nell’azienda, e questa è la “superficie alimentare” dell’azienda; una seconda parte fornisce il foraggio per il bestiame che lavora e ciò è definibile come “superficie foraggera”; una terza parte è costituita dalla terra adiacente ai fabbricati, dalle strade, dagli stagni, ecc., e da quella parte della superficie coltivata che fornisce le sementi destinate a essere reimpiegate, e tale parte che provvede ai bisogni di tutta l’azienda può essere chiamata “superficie aziendale”; infine, una quarta parte produce il grano e i prodotti che l’azienda agricola vende sul mercato. Questa superficie è la “superficie mercantile” o commerciale dell’azienda.
Detto questo, Postnikov afferma che il reddito monetario dell’azienda dipende dalla superficie mercantile, e quanto maggiore è quest’ultima e superiore il valore relativo dei prodotti che si ottengono da essa, tanto più elevata è la quantità di lavoro che il paese può mantenere al di fuori dell’agricoltura, e tanto maggiore è l’importanza dell’agricoltura per il paese, e tanto maggiore è il reddito netto del proprietario, così come le sue risorse per effettuare miglioramenti agricoli. Ciò naturalmente ha senso in un paese in cui l’economia mercantile, monetaria, sia predominante, ovvero una economica in cui i prodotti finiti della terra siano merci.
La superficie mercantile tra le quattro tipologie è quella più importante per il mercato. Difatti, per il mercato interno ha importanza non il reddito in generale del produttore, ma esclusivamente il reddito monetario, ovvero il reddito da vendita di merce. Il possesso di mezzi monetari non dipende affatto dal benessere del produttore, ovvero la ricchezza ricavata dalla vendita delle merci non dipende dal benessere di chi produce queste merci.
Scrive Lenin che “il contadino che ricava dal suo appezzamento un quantitativo di prodotti del tutto sufficiente per il proprio consumo, ma conduce un’economia naturale, gode di un certo benessere, ma non possiede mezzi monetari; il contadino semi-rovinato che ricava dal suo appezzamento solo una piccola parte del grano che gli è necessario e si procura il rimanente quantitativo di grano grazie a occupazioni ausiliarie occasionali, non gode di alcun benessere, ma possiede mezzi monetari”, in questo caso grazie alla vendita della propria forza-lavoro, che è una merce, come bracciante salariato presso, per esempio, i contadini agiati.
Quando trattiamo, quindi, di reddito monetario intendiamo il reddito ricavato dalla vendita di merce, sia essa il prodotto della terra, sia essa la forza-lavoro del contadino povero presso il contadino agiato. Riprendendo i dati statistici degli zemstvo, è evidente come i contadini che seminano, per fuoco, una quantità esigua di seminativo abbiano una quota parte di superficie alimentare molto maggiore rispetto alla superficie mercantile. Il contrario, invece, per i contadini agiati. Proporzionale alla superficie mercantile è di conseguenza il reddito monetario ricavato.
Un esempio che Postnikov riporta è il seguente: “una famiglia che possiede 75 desiatine di seminativo ricava annualmente un reddito monetario di 1500 rubli; una famiglia con un seminativo di 34,5 desiatine ricava 574 rubli all’anno e una famiglia con un seminativo di poco più di 16 desiatine solo 191 rubli. Una famiglia che coltiva 8 desiatine riceve solo 30 rubli, vale a dire una somma che è inadeguata a coprire le spese di un’azienda in cui non si ricorre a mestieri ausiliari.” In definitiva, quindi, i gruppi di contadini superiori, con seminativi per famiglia oltre 25 desiatine, conducono già una azienda mercantile, scrive Lenin. Lo scopo della produzione del grano è di produrre un reddito. Invece, nei gruppi inferiori l’agricoltura non assicura il soddisfacimento del fabbisogno indispensabile alla famiglia e ciò è vero per le famiglie che coltivano sino a 10 desiatine.
Come abbiamo visto, per i gruppi dei contadini inferiori, per i contadini più poveri, le dimensioni delle loro aziende agricole sono così piccole che non tutto il fabbisogno della famiglia può essere soddisfatto mediante l’agricoltura; scrive Lenin che “per non morire di fame, coloro che appartengono a questi gruppi inferiori devono offrire sul mercato la propria forza-lavoro, la cui vendita procurerà loro determinati mezzi monetari.” I contadini agiati invece acquistano la forza-lavoro poiché “la loro manodopera non è più sufficiente per coltivare i loro seminativi.” I contadini più agiati dei distretti in esame, generalmente, scrive Postnikov, “impiegano in misura notevole lavoratori salariati e conducono aziende di una estensione che supera di gran lunga la capacità lavorativa delle loro famiglie.”
È erroneo, come dimostrato, considerare valori medi se vogliamo comprendere la situazione economica reale contadina, poiché il mondo contadino è molto eterogeneo e all’interno di esso ci sono gruppi dalla diversa ricchezza, agiatezza, con quantità di terra diversa, con superfici monetarie diverse. Ma oltre alla eterogeneità della classe contadina e alla differenziazione all’interno di essa, esiste anche uno scontro, una lotta tra gruppi dagli interessi economici diversi.
Scrive Lenin che “se un contadino possiede un capo di bestiame da lavoro, e un altro ne possiede dieci, noi parliamo di differenziazione, ma se uno prende in affitto decine di desiatine di terra, oltre al nadiel che gli assicura una vita agiata, con l’unico scopo di ricavare un reddito dallo sfruttamento di questa terra, e in questo modo priva un altro contadino della possibilità di prendere in affitto la terra di cui ha bisogno per provvedere al sostentamento della sua famiglia, abbiamo a che fare con qualcosa di molto più importante”: una lotta tra gruppi dagli interessi economici molto diversi. Siamo quindi andando oltre la semplice esposizione di differenze quantitative, come fatto nel caso dell’analisi dell’eterogeneità della classe contadina e della differenziazione dei gruppi diversi dentro di essa; siamo trattando anche delle differenze qualitative legate allo sfruttamento da parte dei contadini agiati nei confronti dei contadini poveri.
Continua Lenin: “se per una parte dei contadini lo scopo dell’esercizio dell’agricoltura è l’utile commerciale, e il risultato è un cospicuo reddito monetario, mentre per un’altra parte l’esercizio dell’agricoltura non copre nemmeno il fabbisogno della famiglia; se il miglioramento dell’azienda per i gruppi superiori dei contadini presuppone la rovina dei gruppi inferiori, se i contadini agiati si servono in misura considerevole di lavoro salariato, mentre il povero è costretto a ricorrere alla vendita della propria forza-lavoro, si tratta già senza dubbio di differenze qualitative.”
Postnikov divide la classe contadina in tre gruppi: il gruppo povero che semina poca terra, non più di 10 desiatine di seminativo a fuoco e coloro senza terra. Questo gruppo conta il 40% del totale. Il gruppo medio, composto da coloro che seminano una superficie tra 10 e 25 desiatine a fuoco e sono anche loro il 40% del totale. Infine, il gruppo agiato, il 20% del totale che semina più di 25 desiatine per famiglia.
Cominciamo ad analizzare il gruppo povero, ovvero quel 40% di contadini che coltiva meno di 10 desiatine di seminativo per famiglia e che non ha terra da coltivare. Questo gruppo ha solo il 17% del bestiame da lavoro, difatti Postnikov conclude che nei tre distretti sotto esame “la percentuale di famiglie che non posseggono proprio bestiame è sensibile solo nei gruppi senza seminativi e con seminativi sino a 10 desiatine per famiglia.” Inoltre questo gruppo ha un seminativo pari al 12% di tutto il seminativo. Vale a dire che il 40% della popolazione contadina, ovvero il gruppo povero, possiede solo il 12% di tutto il seminativo.
Chi non ha i mezzi di produzione per far fruttare i propri nadiel, concede la terra in affitto a chi invece possiede gli strumenti. In definitiva, scrive Postnikov, le famiglie “che non seminano e quelli che seminano poca terra, coltivando la loro terra con animali altrui presi in affitto, non presentano una grande differenza nelle loro condizioni economiche. I primi cedono in affitto a compaesani tutta la loro terra [poiché non hanno gli strumenti per lavorare la terra], i secondi solo una parte di essa, ma gli uni e gli altri lavorano come braccianti al servizio dei loro compaesani, oppure si guadagnano la vita con occupazioni ausiliarie e per la maggior parte agricole, continuando ad abitare nei loro poderi. Perciò [continua Postnikov], entrambe le categorie di contadini – quelli che non seminano e quelli che seminano poca terra – possono essere considerate insieme; gli uni e gli altri sono capifamiglia che stanno perdendo la loro azienda, e nella maggior parte dei casi sono già andati o stanno andando in rovina. Se le famiglie che non hanno un’azienda e che non seminano costituiscono per lo più aziende che sono andate in rovina, quelle che seminano poca terra e ne danno parte in affitto pongono la loro candidatura a diventare come le prime.”
“Qualsiasi cattivo raccolto”, continua Postnikov, “di una certa gravità, qualsiasi calamità, come un incendio, la perdita dei cavalli, ecc., staccano ogni volta da questo gruppo una parte dei capifamiglia facendoli entrare nella categoria dei contadini senza azienda e dei braccianti. Il coltivatore che perde per qualche motivo il bestiame da lavoro compie il primo passo verso la decadenza.”
Dobbiamo anche dire che questo gruppo povero è il gruppo che ha più difficoltà a reperire prestiti, da parte delle casse rurali di depositi e prestiti locali, e da parte dei compaesani per il reperimento degli strumenti di produzione. Difficile che del credito venga dato a questa categoria, e se viene dato ciò viene fatto con condizioni più onerose. Il contrario, naturalmente, avviene per il gruppo agiato della classe contadina. Ma dato che bisogna pur vivere, il gruppo povero deve darsi al salariato agricolo e, quindi, deve vendere la propria forza-lavoro. Ciò, scrive Lenin, “è il tratto principale dell’economia dei contadini del gruppo inferiore.”
Il gruppo intermedio, invece, o gruppo medio secondo Postnikov, è come abbiamo detto quella categoria di contadini che compongono il 40% della popolazione contadina con un seminativo da 10 a 25 desiatine per fuoco. Questo gruppo ha a mala pena ciò di cui ha bisogno per vivere e rimane, tra i tre gruppi, quello più instabile. In termini di bestiame, questo gruppo dispone in media di 3,2 capi di bestiame da lavoro, mentre ne occorrono 4, ovvero 2 paia, per il tiro. Quindi, ne consegue che questo gruppo non ha il bestiame necessario per coltivare la propria terra e, come riporta Postnikov, deve ricorrere all’associazione. Oltre alla insufficienza del bestiame da lavoro, bisogna segnalare anche l’insufficienza degli strumenti del lavoro per questo gruppo e, seguendo i dati statistici a disposizione, Postnikov segnala come in media questo gruppo possieda almeno “un attrezzo aratorio per famiglia.” “Non c’è dubbio”, commenta Lenin, “che i capifamiglia senza attrezzi aratori si avvicinano, per la loro posizione economica, al gruppo inferiore, mentre i capifamiglia che posseggono più di un attrezzo aratorio per famiglia si avvicinano al gruppo superiore.”
Continua Postnikov: “I capifamiglia che hanno nella loro azienda meno di quattro capi di bestiame da lavoro devono per forza associarsi per lavorare i loro campi e per seminare. I capifamiglia di questa categoria hanno nell’azienda due lavoratori o uno solo. La diminuzione della capacità lavorativa relativa di questi coltivatori dipende già dalle dimensioni minori dell’azienda, dal doversi associare e dall’inventario più modesto. Questi coltivatori mietono il grano con la macchina presa in affitto dai vicini, ma quando il vicino ormai ha già mietuto il suo. La mietitura a mano dura più a lungo, in alcuni casi richiede l’assunzione di giornalieri e costa di più.”
Ne consegue che non solo il gruppo inferiore ma anche il gruppo medio sono sotto pressione da parte del gruppo dei contadini agiati, che tolgono la terra a entrambi. Scrive Lenin che i contadini in questo gruppo medio “vivono esclusivamente del reddito del loro seminativo, [e ciò] soddisfa in misura appena sufficiente il fabbisogno della famiglia. Ma l’insufficienza di scorte vive e morte [ovvero bestiame da lavoro e strumenti del lavoro] e la loro distribuzione ineguale rendono l’azienda dei contadini di questo gruppo instabile, precaria, soprattutto in seguito alla minacciosa tendenza del gruppo superiore a soppiantare i gruppi inferiore e medio.”
Relativamente al gruppo superiore, invece, i contadini agiati rappresentano, come già esposto, il 20% della popolazione contadina con un seminativo superiore alle 25 desiatine per fuoco. Questo gruppo è naturalmente il più ricco in termini di bestiame e di strumenti del lavoro, in termini di dimensioni dei nadiel e di terre prese in affitto.
Seppur questo gruppo sia minoritario rispetto agli altri due, nella produzione agricola questo gruppo di contadini agiati ha una rilevanza enorme, poiché, scrive Pestnikov, “i raccolti nelle aziende dei contadini agiati sono molto superiori rispetto a quelli dei contadini poveri e dei contadini medi…Quindi, producono grano principalmente i contadini del gruppo superiore, e perciò tutte le possibili definizioni dell’agricoltura, i giudizi sui miglioramenti agricoli, ecc., riguardano prevalentemente e soprattutto la minoranza agiata.” I contadini agiati nella Russia meridionale, e in particolare nei distretti sotto osservazione, possiedono il 43% circa tra aratri ed erpici; il 40% circa in calessi; il 93% circa tra mietitrici e falciatrici.
Scrive Postnikov che “i capifamiglia che lavorano con bestiame proprio e fanno a meno dell’associazione, tengono nell’azienda 4-5-6 e più capi di bestiame da lavoro.” In effetti, più strumenti di lavoro si possiedono, più bestiame da lavoro si possiede, più i contadini possono effettuare più rapidamente le loro semine in modo tale da non posticipare troppo e ritrovarsi con condizioni metereologiche più secche, più calde poiché il caldo non concilia la germinazione.
I contadini, invece, che non hanno questa proprietà sono costretti ad attendere il termine del lavoro altrui, ovvero dei contadini che hanno la proprietà delle scorte vive e morte, per poter prendere appunto in affitto ciò che è necessario per la semina. Tutti i vantaggi, quindi, sono dalla parte di chi ha la proprietà sia del bestiame da lavoro, sia degli strumenti del lavoro. La semina, quindi, per questo gruppo è un’operazione mercantile, tenendo anche conto del fatto che questi contadini sono quasi gli unici compratori e affittuari delle terre per i loro affari.
Inoltre, come accennato precedentemente, i contadini agiati sono coloro che più facilmente ricevono finanziamenti dalle casse rurali per la propria economia mercantile. Scrive difatti Postnikov che “le casse rurali e le società di depositi e prestiti che oggi sono diffuse da noi in alcune località, prestano il loro aiuto soprattutto ai contadini agiati…Questa monopolizzazione del credito non costituisce nulla d’imprevisto. È del tutto naturale che possa pagare solo chi ha i mezzi e, fra i contadini della Russia meridionale, solo una minoranza agiata possiede questi mezzi.”
E per concludere possiamo dire che questo gruppo di contadini agiati, detiene la proprietà dei mezzi di produzione in quantità molto maggiore rispetto agli altri due gruppi; il lavoro è molto più produttivo rispetto a ciò che è la produttività degli altri due gruppi; l’economia è di tipo mercantile ed è importante lo sfruttamento del lavoro salariato.
Per concludere, riprendiamo Postnikov il quale scrive che “esiste un determinato minimum di superficie aziendale, al di sotto della quale l’azienda contadina non può scendere, perché essa diviene allora svantaggiosa o persino impossibile. Per provvedere al sostentamento della famiglia e all’alimentazione del bestiame, all’azienda occorre una determinata superficie alimentare; nell’azienda dove non vi sono mestieri ausiliari, o dove questi sono scarsi, occorre inoltre una determinata superficie mercantile per poter vendere i prodotti, onde procurare alla famiglia contadina i mezzi monetari per pagare le imposte, per provvedersi di vestiario e di calzature, per effettuare le spese indispensabili per gli attrezzi, i fabbricati, ecc. Se le dimensioni dell’azienda contadina scendono al di sotto di questo minimo, l’azienda non si regge. In questo caso converrà al contadino abbandonare l’azienda e divenire bracciante, riducendo così le spese, mentre potrà soddisfare i suoi bisogni più integralmente e con un minor reddito complessivo.”
Quindi, scrive Lenin, “se da un lato il contadino trova vantaggioso estendere il suo seminativo molto al di là del proprio fabbisogno di grano, questo accade perché egli può vendere il suo prodotto. Se, dall’altro lato, il contadino trova vantaggioso abbandonare l’azienda e fare il bracciante, questo accade perché il soddisfacimento della maggior parte dei suoi bisogni richiede spese in denaro, cioè che egli venda i suoi prodotti.”
In altre parole, e concludiamo, il contadino costretto ad abbandonare la propria azienda può solo vendere la propria forza-lavoro poiché non può competere nell’arena commerciale con concorrenti più attrezzati ed efficienti. Ciò implica che la lotta tra questi gruppi di contadini dagli interessi economici diversi ruota intorno alla produzione, ma una produzione specifica: la produzione per il mercato. “Il regolatore della produzione sociale”, quindi, scrive Lenin, “è il mercato.”
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