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Moneta, debito e derivati. La transizione di fase in atto nel capitalismo
di Manuel Santoro
Il mondo sta cambiando velocemente e nuovi scenari si aprono davanti a noi. L’involuzione del capitalismo moderno è stato rapido e molto doloroso per miliardi di esseri umani. La metamorfosi ancora in atto del capitalismo dalla sua fase produttiva a quella finanziaria è stata un cambio di paradigma che ancora la sinistra non riesce ad assorbire. Il capitalismo è divenuto post-capitalismo o neo-liberismo e si avvia ad assumere i connotati dell’ipercapitalismo, vale a dire salire da un contesto prettamente economico, globalizzato e uniformato, in cui la politica cerca ancora di sopravvivere e di non genuflettersi completamente ponendo resistenza, al controllo diretto delle masse. La via è spianata poichè testimoniamo non solo una crescente accumulazione di ricchezza in pochissime mani, ma una concorrenza su singoli prodotti, a livello globale, tra pochissime realtà multinazionali oppure un assoluto regime di monopolio mondiale. Non mi riferisco solo ai beni di consumo come, per esempio, i cellulari, ma al cibo, alla farmaceutica, alle risorse disponibili nel pianeta.
Quando il capitalista era l’imprenditore, egli usava il proprio capitale per per finalità produttive e il risultato era la produzione di un bene reale. Nel tempo il capitalista/imprenditore è stato travolto, il suo portafoglio prosciugato, e il suo capitale veicolato dai canali della produzione in quello della finanza. E’ emersa, quindi, la figura del nuovo capitalista per eccellenza, colui che detiene oggi il capitale che autogenera attraverso l’uso degli strumenti finanziari. Questo capitale non produce beni ma altro capitale il quale non ha barriere, confini. E’ globale.
In quali forme, allora, possiamo ‘definire’ il capitale nell’attuale transizione di fase? Quali sono i tratti fondamentali che ci permettono di capire la metamorfosi del sistema capitalista in atto e come intervenire affinché ci si avvii su un rafforzamento del modello del lavoro e della produzione?
Moneta metallica e banconote
Iniziamo dalla quantità di moneta metallica e banconote in circolazione nel nostro mondo globalizzato, la quale ammonta a 5 trilioni (5-mila miliardi) di dollari. La moneta ci serve per vivere nel nostro quotidiano e se includiamo anche i nostri normali depositi, quelli dai quali è possibile prelevare contanti facilmente senza penali (non i depositi di risparmio), arriviamo ad un ammontare di 28,6 trilioni di dollari (moneta in senso stretto (M1)). Sembra un numero alto ma è solo 46 volte la capitalizzazione di mercato di Apple che ammonta a 616 miliardi di dollari oppure solo 6 volte lo stato patrimoniale (balance sheet) della Federal Reserve pari a 4,5 trilioni di dollari (era appena 1 trilione nel 2008 prima del quantitative easing).
Avere come nostro punto di riferimento i 28,6 trilioni di dollari tra banconote, monete e semplici depositi bancari, non di risparmio, è importante poichè questo numero è la moneta a disposizione dei popoli del mondo, ed appartiene anche a chi non usa strumenti finanziari. Questo semplice numero che per la semplicità umana sembra di certo enorme, e lo è, comincia però a rimpicciolirsi se paragonato ai 70 trilioni di dollari della capitalizzazione di tutti i mercati azionari del pianeta, metà dei quali appartiene ai mercati azionari americani. Il solo 8% all’Unione Europea, il 7% al Giappone ed il 2% ai mercati cinesi.
Debito globale
Niente in confronto, però, ai 199 trilioni di dollari di debito globale. 199-mila miliardi di dollari di debito. 7 volte la ‘moneta (M1) disponibile. 2 volte e mezzo il Prodotto Mondiale Lordo il quale, nel 2013, è stato stimato pari a 75,59 trilioni di dollari.
E’ doveroso rimarcare l’esplosione del debito dal 2008 ad oggi. Prima della crisi dei mutui sub-prime, il debito globale era pari a 141 trilioni di dollari, quasi il 30% in meno rispetto ad oggi. Significa che in otto anni ci siamo indebitati di ulteriori 57 trilioni di dollari.
Altro aspetto da considerare è nei 59,7 trilioni di dollari di debiti nazionali. Il 30% del debito globale appartiene agli Stati nazionali: 17,3 trilioni di dollari agli Stati Uniti; 15,5 trillioni di dollari all’Unione Europea; 11,9 trilioni di dollari al Giappone; 3,5 trilioni di dollari alla Cina.
Derivati
Ma dove il nostro mondo tracolla facendo sbiancare qualsiasi numero sopra citato è nella dimensione stimata, che nessuno è in grado di verificare, del mercato dei derivati. Mi riferisco ad un ammontare di capitale stimato tra 630 trilioni di dollari e 1,2 quadrilioni di dollari, pari a 1200 trilioni di dollari. Potremmo supporre di essere nel mezzo di tale intervallo e considerare il volare medio di 915 trilioni di dollari. Siamo molto vicini, ma di certo lo supereremo a breve, ai 1000 trilioni di dollari. 32 volte la moneta M1 disponibile a livello globale. 4,6 volte il debito globale.
Come è allora possibile coprire il debito globale nel mondo ed i rischi associati all’enormità del mercato dei derivati con i soli 80,9 trilioni di dollari del ‘broad money’, vale a dire il valore totale della moneta nel mondo, inclusa di depositi di risparmio, pari al 40% del debito mondiale e allo 0,8% del mercato dei derivati? Naturalmente la mia è una domanda retorica.
Paragone grafico da ‘The Money Project’