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I controrivoluzionari Trotsky, Kamenev, Zinoviev In evidenza

Parte del lavoro della Scuola Rossa: Dialogando con Stalin - Trotzkismo o Leninismo?

“Il centrismo è una nozione politica. La sua ideologia è l’ideologia dell’adattamento, l’ideologia della sottomissione degli interessi del proletariato agli interessi della piccola borghesia, in seno ad un unico partito comune. Questa ideologia è estranea e contraria al leninismo.” (Stalin, «Le questioni del leninismo», pag. 379, 9ª ed. russa).

Video-lezione disponibile sul canale YouTube della Scuola Rossa: https://youtu.be/qqF2xc7xFAs?si=LQfCnFcZOS8eBSpd

Sin da subito, Kamenev e Zinoviev furono concordi con le politiche e le azioni anti-marxiste di Trotsky, e insieme, spesso, furono alleati contro Lenin. Grazie al lavoro di questi tre personaggi, insieme ad altri naturalmente, fu convocata nel gennaio 1910, contro la volontà di Lenin, la sessione plenaria del Comitato Centrale.

Dopo la rivoluzione del 1905 molti bolscevichi erano stati arrestati e, di conseguenza, la composizione del Comitato Centrale era enormemente variata e vi erano dentro elementi ambigui che avevano l’intento di approvare mozioni anti-leniniste. Ciò portò alla decisione di

far cessare le pubblicazioni del giornale bolscevico Proletari e di assegnare un aiuto finanziario al giornale Pravda, che Trotsky stampava a Vienna. Kamenev entrò nella redazione del giornale di Trotsky; d’accordo con Zinoviev, voleva farlo diventare l’organo del Comitato Centrale.

Nell’ultima lezione di “Dialogando con Stalin” abbiamo introdotto cosa fosse il blocco d’Agosto guidato da Trotsky. Ora, contro questo blocco diretto contro il partito, blocco che, come indica il Comitato Centrale del 1926,

riuniva esclusivamente elementi ostili al partito, dai liquidatori e dai trotzkisti agli otzovisti e ai «costruttori di Dio», fu creato il blocco di coloro che volevano conservare e consolidare il partito illegale del proletariato.

Nel blocco per la difesa del partito vi entrarono non solo bolscevichi, insieme a Lenin, ma anche il gruppo di Plekhanov. Seppur Plekhanov avesse posizioni ambigue, Lenin accettò questa alleanza con Plekhanov come passaggio tattico necessario alla sopravvivenza del partito e

fece un blocco temporaneo con lui, contro gli elementi ostili al partito, pensando che un blocco simile era vantaggioso per il partito e nefasto per i liquidatori.

Su questo punto, dice Stalin a Lenin:

A mio parere, la linea del blocco (Lenin-Plekhanov) è l’unica giusta: 1) essa, e soltanto essa, risponde ai veri interessi dell’azione in Russia, i quali esigono il raggruppamento di tutti gli elementi veramente fedeli al partito; 2) essa, e soltanto essa, affretta il processo di liberazione delle organizzazioni legali dal gioco dei liquidatori, scavando un abisso tra gli operai-menscevichi, e i liquidatori, disperdendo e annientando questi ultimi. (Raccolta, «Lenin e Stalin», vol. I, pagg. 529-530, ed. russa).

Ciò consentì di rompere il blocco trotskista e rafforzare, coordinare l’attività illegale con quella legale, e acquisire nuova forza nelle organizzazioni operaie legali.

Il 24 aprile (7 maggio) 1917 iniziano i lavori della VII Conferenza bolscevica (Conferenza d’Aprile). Il compito del partito era di effettuare il passaggio dalla prima tappa della rivoluzione che, come scrive Lenin,

ha dato il potere alla borghesia...alla sua seconda tappa che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini.

Il partito aveva il compito di preparare la rivoluzione socialista e come compito immediato del partito, Lenin formulava la parola d’ordine:

Tutto il potere ai Soviet!

Ovvero, basta con il governo provvisorio, governo di fatto della borghesia, e potere ai lavoratori. Via il potere ai rappresentanti dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, e potere agli operai e ai contadini poveri. Questi ultimi guidati dagli operai.  

Dalla conferenza uscì ufficialmente la seguente verità:

Il Governo provvisorio per il suo carattere è un organo di dominio dei grandi proprietari fondiari e della borghesia.

Inoltre, la conferenza denunciò l’approccio conciliatore dei socialisti-rivoluzionari e dei menscevichi. Difatti, alla conferenza, Kamenev e Rykov presero la parola contro Lenin. Esattamente come i menscevichi, Kamenev ripeteva che la Russia non era ancora pronta per la rivoluzione socialista, che in Russia era possibile soltanto la repubblica borghese. A seguire, anche Zinoviev si pronunciò contro Lenin sulla questione del blocco di Zimmerwald. Ovvero se il partito bolscevico doveva rimanere nel blocco oppure no. Lenin volveva uscire data la natura socialdemocratica e revisionista, e insisteva affinché si organizzasse una nuova Internazionale, l’Internazionale Comunista, mentre Zinoviev proponeva di rimanere nel blocco.

Dai rapporti del Comitato Centrale:

Lenin bollò a fuoco il discorso di Zinoviev, definendo la sua tattica «arci-opportunistica e nociva».

Fu così che alla Conferenza di aprile del 1917 venne fuori chiaramente la linea opportunista, anti-leninista di Kamenev e Zinoviev.

Passiamo ora all’Ottobre del 1917. Il 7 (20) ottobre, Lenin giunge clandestinamente dalla Finlandia a Pietrogrado. Il 10 (23) ottobre 1917, si tiene la storica riunione del Comitato Centrale del partito che abbiamo anticipato all’inizio e che decide l’inizio dell’insurrezione armata. Scrive Lenin:

Il Comitato Centrale riconosce che, tanto la situazione internazionale della rivoluzione russa (l’insurrezione della flotta in Germania come manifestazione estrema in tutta Europa dello sviluppo delle forze della rivoluzione socialista mondiale, nonché la minaccia d’una pace fra gli imperialisti, allo scopo di soffocare la rivoluzione in Russia), quanto la situazione militare caratterizzata dall’incontestabile decisione della borghesia russa e di Kerenski e consorti di consegnare Pietrogrado ai tedeschi, quanto anche la conquista della maggioranza nei Soviet da parte del partito del proletariato - connesso tutto ciò con le sollevazioni contadine e con la svolta della fiducia del popolo verso il nostro partito (elezioni di Mosca) - ed, infine, l’evidente preparazione di un secondo tentativo simile a quello di Kornilov (allontanamento delle truppe da Pietrogrado, invio di cosacchi verso Pietrogrado, accerchiamento di Minsk da parte dei cosacchi ecc.), tutti questi fatti mettono l’insurrezione armata all’ordine del giorno. Riconoscendo in tal modo che l’insurrezione armata è inevitabile, ed è giunta del tutto a maturità, il Comitato Centrale invita tutte le organizzazioni del partito a regolarsi sulla base di questa constatazione, a discutere e risolvere da questo punto di vista tutte le questioni pratiche (Congresso dei Soviet della regione del Nord, allontanamento delle truppe da Pietrogrado, manifestazioni popolari di Mosca e di Minsk, ecc.).

Votarono contro in due. Kamenev e Zinoviev.

Naturalmente, sia Kamenev che Zinoviev, così come Trotsky e Bucharin non erano e non erano mai stati comunisti nel senso vero del termine ma menscevichi anche se nascosti da bravi compagni per troppo tempo. Ed essi, esattamente come i menscevichi, sognavano una repubblica parlamentare borghese e insultavano la classe operaia, sostenendo che non aveva la forza sufficiente per realizzare la rivoluzione socialista e non era ancora sufficientemente matura per la presa del potere. Esattamente come oggi quando si sentono falsi comunisti dire che gli operai non esistono.  

Nella stessa riunione del 10 Ottobre, Trotsky, come riporta il Comitato Centrale,

pur non votando apertamente contro la risoluzione, presentò un emendamento che avrebbe provocato la sconfitta e l’annientamento dell’insurrezione. Egli propose di non cominciare l’insurrezione prima dell’apertura del Il Congresso dei Soviet, il che voleva dire temporeggiare con l’insurrezione, rivelarne in anticipo la data ed avvertirne il Governo provvisorio.

Continua il Comitato Centrale:

Il 16 (29) ottobre, si tenne la sessione allargata del Comitato Centrale del partito che elesse un Centro del partito, con a capo Stalin per dirigere l’insurrezione. Questo Centro costituì il nucleo dirigente del Comitato militare rivoluzionario presso il Soviet di Pietrogrado, e diresse praticamente tutta l’insurrezione. Durante la sessione del Comitato Centrale, Zinoviev e Kamenev parlarono nuovamente contro l’insurrezione. Sconfitti politicamente, decisero di pronunciarsi pubblicamente, sulla stampa, contro l’insurrezione, contro il partito. Il 18 (31) ottobre 1917, il giornale menscevico Novaia Gizn pubblicava infatti una dichiarazione di Kamenev e di Zinoviev sulla preparazione da parte del partito bolscevico di un’insurrezione, che essi consideravano come un’avventura. Così, Kamenev e Zinoviev rivelavano ai nemici che il Comitato Centrale aveva deciso di scatenare l’insurrezione, di organizzarla a breve scadenza.

Lenin scrisse a questo proposito:

Kamenev e Zinoviev hanno denunciato a Rodzianko e a Kerenski la decisione del Comitato Centrale del loro partito per l’insurrezione armata.

Lenin propose al Comitato Centrale l’espulsione di Zinoviev e di Kamenev dal partito.

Ancora dal Comitato Centrale:

Il 21 ottobre (3 novembre), i bolscevichi inviarono dei commissari del Comitato militare rivoluzionario in tutte le unità rivoluzionarie. Durante le giornate che precedettero l’insurrezione, le unità militari, le fabbriche e le officine si prepararono con energia alla battaglia. Compiti precisi erano stati assegnati anche alle navi da guerra «Aurora» e «Alba della libertà». Ma in una seduta del Soviet di Pietrogrado, Trotsky decide di spifferare al nemico la data prestabilita dai bolscevichi per l’inizio dell’insurrezione. Per impedire al governo Kerenski di domare l’insurrezione armata, il Comitato Centrale del partito decide di scatenarla e di portarla a compimento prima della data fissata, un giorno prima che s’iniziasse il II Congresso dei Soviet.

Si ebbe la rivoluzione socialista. 25 Ottobre (7 Novembre) 1917.

Nella stessa Pietrogrado, in alcuni suoi quartieri, nei giorni che immediatamente seguirono la vittoria della rivoluzione, si ebbero tentativi controrivoluzionari di rovesciare il potere sovietico. Il 10 (23) novembre 1917, Kerenski, fuggito durante l’insurrezione di Pietrogrado nella zona del fronte settentrionale, raccolse alcune unità cosacche e le inviò contro Pietrogrado al comando del generale Krasnov. L’11 novembre 1917, un’organizzazione controrivoluzionaria, il «Comitato per la salvezza della patria e della rivoluzione», con a capo i socialisti-rivoluzionari, scatenò a Pietrogrado una rivolta di junker. Ma i ribelli furono battuti senza troppe difficoltà.

Anche Kamenev, Zinoviev, Rykov e altri, che erano ancora nel partito tentarono una manovra controrivoluzionaria. Essi volevano che si costituisse un «governo socialista omogeneo», con la partecipazione dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari, sconfitti proprio in quei giorni dalla Rivoluzione d’Ottobre. Proposta ovviamente senza senso ma che la dice lunga sull’impianto ideologico, assolutamente borghese, di questi personaggi, ai quali, ripeto, dobbiamo aggiungere sempre Trotsky e Bucharin e i rispettivi compagni.

Continua il Comitato Centrale:

Il 15 (28) novembre 1917, il Comitato Centrale del partito bolscevico approvò una risoluzione che respingeva l’accordo con quei partiti controrivoluzionari: Kamenev e Zinoviev furono proclamati traditori della rivoluzione.

Passiamo al periodo della NEP, Nuova Politica Economica.

La NEP aveva i suoi avversari nel partito. La resistenza, si riporta, proveniva da due direzioni, una delle quali era costituita proprio da Trotsky, Zinoviev, Kamenev, Bukharin, Rykov, ecc.

Questi personaggi non credevano alla possibilità dello sviluppo socialista nel paese, erano naturalmente avversari dello sviluppo del socialismo in un solo paese, per ignoranza e per un tornaconto personale, ed essenzialmente si genuflettevano di fronte al capitalismo, volevano aprire la Russia al capitale,

reclamavano grandi concessioni a favore del capitale privato tanto all’interno del paese che all’estero, pretendevano che si cedessero al capitale privato molte leve di comando del potere sovietico nell’economia nazionale, sotto la forma di concessioni o di società anonime miste per azioni cui avrebbe partecipato il capitale privato.

Ennesimo atto che denunciava non solo la loro lontananza da Lenin, ma anche e soprattutto da Marx & Engels.

Dal Comitato Centrale:

Una simile resistenza alla politica del partito ricordava ancora una volta la necessità di epurarlo dagli elementi instabili. Perciò il Comitato Centrale svolse un grande lavoro per rafforzare il partito, organizzandone l’epurazione nel 1921. L’epurazione avvenne in assemblee pubbliche con la partecipazione dei non aderenti al partito. Lenin aveva raccomandato: epurate a fondo il partito «... dai comunisti rammolliti, burocratizzati, disonesti, dalle canaglie e dai menscevichi, che hanno “riverniciato la facciata”, ma che in cuore son rimasti menscevichi». (Lenin, «Opere», vol. XXVII, pag. 13 ed. russa). L’epurazione rafforzò considerevolmente il partito, ne migliorò la composizione sociale, ne innalzò il prestigio, accrebbe la fiducia delle masse nei suoi riguardi. La compattezza e lo spirito di disciplina aumentarono.

Il 21 gennaio 1924, a Gorki, vicino a Mosca, morì Lenin, il fondatore del partito bolscevico e Stalin disse:

Noi comunisti siamo gente di una fattura particolare. Siamo fatti di una materia speciale. Siamo coloro che formano l’esercito del grande stratega proletario, l’esercito del compagno Lenin. Nulla è più elevato dell’onore di appartenere a questo esercito. Nulla è più elevato dell’appellativo di membro del partito che è stato fondato e diretto dal compagno Lenin... Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di tener alto come la pupilla degli occhi l’unità del nostro partito. Ti giuriamo, compagno Lenin, che osserveremo con onore questo tuo comandamento!... Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di tenere alto e serbar puro il grande appellativo di membro del partito. Ti giuriamo, compagno Lenin, che noi osserveremo con onore il tuo comandamento!... Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha raccomandato di salvaguardare e rafforzare la dittatura del proletariato. Ti giuriamo, compagno Lenin, che non risparmieremo le nostre forze per osservare con onore anche questo tuo comandamento!... Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di rinsaldate con tutte le forze l’alleanza degli operai e dei contadini. Ti giuriamo, compagno Lenin, che osserveremo con onore anche questo tuo comandamento!... Il compagno Lenin ci parlava instancabilmente della necessità dell’unione volontaria dei popoli del nostro paese, della necessità di una fraterna collaborazione nel quadro dell’Unione delle Repubbliche. Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di rafforzare e di estendere l’Unione delle Repubbliche. Ti giuriamo, compagno Lenin, che assolveremo con onore anche questo tuo comandamento!... Più di una volta Lenin ci ha detto che il rafforzamento dell’Esercito Rosso e il suo perfezionamento sono uno dei compiti essenziali del nostro partito... Giuriamo, compagni, che non risparmieremo le nostre forze per rafforzare il nostro Esercito Rosso e la nostra Flotta Rossa!... Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di essere fedeli ai princìpi dell’Internazionale Comunista. Ti giuriamo, compagno Lenin, che non risparmieremo la nostra vita pur di rafforzare ed estendere l’Associazione dei lavoratori di tutto il mondo, l’Internazionale comunista!

Arriviamo al 1925. Il partito chiaramente prende posizione per la costruzione del socialismo nel paese.

Siamo all’alba del processo di industrializzazione e collettivizzazione che vedrà un grande sforzo da parte della classe operaia e del partito per la costruzione del socialismo.

Questa posizione del partito sconcertò gli oppositori. I trotzkisti si scagliarono contro questa posizione del partito, contrapponendole la menscevica «teoria della rivoluzione permanente», che, solo per derisione, poteva essere chiamata teoria marxista e che negava la possibilità della vittoria dell’edificazione socialista nell’U.R.S.S.

Ma la posizione controrivoluzionaria di Trotsky e dei suoi seguaci ci è nota, come esposto nella prima lezione “Dialogando con Stalin”. Gli altri, invece?

Dal Comitato Centrale:

I bukhariniani non avevano osato intervenire apertamente contro la posizione del partito. Ma essi le opposero, in modo sornione, con la loro «teoria» dell’integrazione pacifica della borghesia nel socialismo, completandola con una «nuova» parola d’ordine: «Arricchitevi!». Secondo i bukhariniani, la vittoria del socialismo non significava la liquidazione della borghesia, ma uno stimolo al suo sviluppo e al suo arricchimento. Anche Zinoviev e Kamenev avevano un tempo osato dichiarare che la vittoria del socialismo nell’U.R.S.S. era impossibile.

Nel dicembre del 1925 si aprì il XIV Congresso.

Dagli atti del Comitato Centrale:

La relazione politica del Comitato Centrale fu presentata dal compagno Stalin. Tanto l’industria che l’agricoltura, grazie ai vantaggi del sistema economico sovietico, erano state ricostituite in un tempo relativamente breve e si avvicinavano al livello d’anteguerra. Nonostante quei successi, il compagno Stalin invitò a non dormire sugli allori perché i successi non potevano eliminare il fatto che il nostro paese rimaneva ancora un paese arretrato, un paese agrario. I due terzi della produzione complessiva erano dati dall’agricoltura e solo un terzo dall’industria. Di fronte al partito, disse il compagno Stalin, si pone in tutta la sua ampiezza il problema di trasformare il nostro paese in un paese industriale, indipendente economicamente dai paesi capitalistici. Il compito centrale del partito diventa la lotta per l’industrializzazione socialista del paese, la lotta per la vittoria del socialismo. Trasformare il nostro paese da paese agrario in paese industriale, capace di produrre con le sue proprie forze l’attrezzatura necessaria.

Contro la linea generale del partito insorsero gli zinovievisti. Al piano staliniano di industrializzazione socialista, il gruppo di Zinoviev oppose un piano borghese caro all’imperialismo. Secondo questo piano borghese, I’U.R.S.S. doveva rimanere un paese agrario produttore soprattutto di materie prime e di derrate agricole, ed esportarle all’estero per averne in cambio le macchine che essa stessa non produceva e che non avrebbe dovuto produrre. Nelle condizioni dell’anno 1925, questo piano si rivelava chiaramente come un piano di asservimento economico dell’U.R.S.S. da parte dei paesi stranieri industrialmente avanzati, come un piano che consacrava l’arretratezza industriale dell’U.R.S.S. a vantaggio dei paesi capitalistici.

Siamo nel 1925, e Stalin dichiara in quegli anni: contro il potere sovietico «si crea come un fronte unico da Chamberlain a Trotsky».

 

Ultima modifica ilVenerdì, 26 Aprile 2024 15:03
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