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I 150 anni di Lenin
di Manuel Santoro
150 anni fa nasceva Lenin e il nostro compito teorico, politico e organizzativo non è solo ricordarlo ma realizzare il socialismo in quanto sistema di società basata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione.
Lenin, Marx ed Engels ci hanno insegnato che la pratica deve necessariamente seguire la teoria; che ogni avanzamento pratico nell’interesse della classe lavoratrice è molto meglio di mille parole, ma che tale avanzamento non può svendersi nei confronti dell’impostazione teorica. Per noi la pratica e la teoria non sono elementi distinti che viaggiano su binari divergenti, come spesso accade nelle forze politiche socialiste e comuniste di oggi. Noi prendiamo la teoria molto seriamente, e la pratica deve seguire di conseguenza.
Pensiamo, infatti, che questo modus operandi sia l’unico possibile per riattivare un discorso fondativo, politico e partitico, che possa eventualmente condurci al socialismo, prima, e alla società senza classi, dopo. Non esiste oggi un grande partito socialista, operaio che abbia l’obiettivo di arrivare al socialismo realizzato, alla società socialista in cui lo Stato è lo Stato della classe lavoratrice. Ma ci siamo noi, Convergenza Socialista, che questo processo abbiamo iniziato.
Diceva Engels che “ella mi domanda che cosa pensino gli operai della politica coloniale. Ebbene: precisamente lo stesso che della politica in generale. In realtà non esiste qui alcun partito operaio, ma solo radicali, conservatori e radical-liberali, e gli operai si godono tranquillamente insieme con essi il monopolio commerciale e coloniale dell’Inghilterra sul mondo” [1]. Oggi come allora, ci ritroviamo nella stessa condizione descritta da Engels a Kautsky. Seppure in un contesto storico molto diverso, anche “qui non c’è un partito operaio” e, oggi come allora, siamo circondati da due fronti molto diversi per prospettive strategiche e risvolti culturali. La destra nazional-reazionaria e il globalismo liberal-liberista.
E Lenin, così come Marx ed Engels naturalmente, se ci vedesse oggi scriverebbe le stesse parole scritte nel 1895, ovvero che l’opera compiuta “di Marx ed Engels sono ormai assimilate da tutto il proletariato che lotta per la propria emancipazione; ma quando i due amici, fra il 1840 e il 1850, collaborarono alla stampa socialista e presero parte ai movimenti sociali della loro epoca, tali concezioni rappresentavano una novità assoluta. Allora v’erano molte persone di talento o inette, oneste o disoneste, le quali, attratte dalla lotta per la libertà politica, dalla lotta contro il potere assoluto dei re, della polizia e dei preti, non vedevano il contrasto fra gli interessi della borghesia e quelli del proletariato” [2]. In egual modo, oggi, ai giorni nostri, ci sono donne e uomini completamente assorbiti dalla vocazione sovranista, populista oppure nazionalista in apparente antitesi ai liberismi, che però non si accorgono dello scontro secolare e sempre attuale tra il capitale e il lavoro salariato, tra la borghesia e il proletariato, che nessuna di queste citate vocazioni può risolvere.
Siamo qui oggi per ricordare la nascita di Lenin e per continuare la lotta di classe dalla parte della classe operaia:
“Che in ogni determinata società le aspirazioni degli uni cozzino con le aspirazioni degli altri, che la vita sociale sia piena di contraddizioni, che la storia ci mostri la lotta dei popoli e delle società tra di loro e anche la lotta nel loro seno, che, oltre a ciò, la storia ci mostri un avvicendarsi di periodi di rivoluzione e di reazione, di pace e di guerre, di stagnazioni e di rapido progresso o decadenza, sono fatti universalmente noti. Il marxismo ha dato un filo conduttore, che permette di scoprire una legge in questo labirinto e caos apparente: e precisamente la teoria della lotta di classe. Solo lo studio dell’assieme delle aspirazioni di tutti i membri di una determinata società, o di gruppi di società permette di giungere a una determinazione scientifica del risultato di queste aspirazioni. E fonte delle aspirazioni contraddittorie sono la differente situazione e le diverse condizioni di vita delle classi nelle quali ogni società è divisa.” [3]
[1] Vladimir Lenin, L’imperialismo fase suprema del capitalismo, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2015. Da una lettera di Engels a K. Kautsky (1882)
[2] Vladimir Lenin, Friedrich Engels, in Marx ed Engels, ShaKe Edizioni, Milano, 2013
[3] Vladimir Lenin, Marx ed Engels, ShaKe Edizioni, Milano, 2013
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