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E’ indispensabile evitare qualsiasi concessione teorica nella pratica politica

di Manuel Santoro

Ognuno può dunque vedere quanto manchi di tatto il Raboceie Dielo quando agita trionfalmente la frase di Marx: "Ogni passo del movimento reale è più importante di una dozzina di programmi". Ripetere queste parole in un momento di sbandamento teorico, è come "fare dello spirito a un funerale". Queste parole, d’altra parte, sono estratte dalla lettera sul programma di Gotha, nella quale Marx condanna categoricamente l’eclettismo nell’enunciazione dei principi. Se è necessario unirsi - scriveva Marx ai capi del partito - fate accordi allo scopo di raggiungere i fini pratici del movimento, ma non fate commercio dei principi e non fate "concessioni" teoriche. Questo era il pensiero di Marx, e fra noi si trova della gente che nel suo nome tenta di sminuire l’importanza della teoria! [1]

In un momento di sbandamento teorico, precisò Lenin in quel frangente storico nella Russia di inizio ‘900. Il nostro periodo, invece, non è propriamente di sbandamento ma di nullificazione teorica. Il nostro lavoro è estremamente più arduo e richiede totale abnegazione, costanza e determinazione. A noi tocca ricostruire il progetto politico pratico riesumando la componente teorica del tutto dimenticata nell’Italia e, per certi versi, nell’Europa del ventunesimo secolo.

E non può esserci alcun progetto pratico realizzabile senza un’impostazione teorica salda e precisa. A tale considerazione si deve aggiungere quanto scritto da Marx, e poi ripreso da Lenin nella citazione sopra riportata, sulla necessità di evitare qualsiasi concessione teorica nella pratica politica. La politica praticata pretende il compromesso, l’accomodamento, l’adattamento per fini elettoralistici, e noi non siamo malati di elettoralismo e di parlamentarismo.

Per certi versi, siamo molto più vicini ai tempi del populismo nichilista russo che vide la sua sconfitta grazie al lavoro di Plekhanov e del gruppo dell’Emancipazione del lavoro. Plekhanov, colui che iniziò un incessante lavoro educativo diffondendo il socialismo scientifico in tutta la Russia di fine ‘800 e sconfisse nell’arco di alcuni decenni il populismo russo. “Quando il gruppo dell’Emancipazione del lavoro impegnò la lotta per il marxismo nella stampa russa all’estero, il movimento socialdemocratico non esisteva ancora in Russia. Era indispensabile innanzitutto aprire la via a questo movimento sull’arena teorica e ideologica. E il più grosso ostacolo ideologico alla diffusione del marxismo e del movimento socialdemocratico era, in quel tempo, costituito dalle concezioni populiste, prevalenti allora tra gli operai d’avanguardia e gli intellettuali di ispirazioni rivoluzionarie”[2]. E ancora, “il gruppo dell’Emancipazione del lavoro di Plekhanov è da considerarsi il primo nucleo che si prese la briga di divulgare e diffondere in Russia i lavori di Marx ed Engels, traducendo anche varie opere, in una Russia devastata dall’autocrazia zarista e dalla ingordigia della classe dei proprietari fondiari, da una parte, e dalla propaganda pseudo-socialista dei populisti, dall’altra. Siamo a metà degli anni ’80 del XIX secolo, esattamente nel 1883. Diciassette anni addietro rispetto all'uscita del primo numero dell’Iskra; trentaquattro anni addietro, il doppio, rispetto alla rivoluzione d’ottobre”[3].

Ci troviamo, quindi, come Plekhanov, agli inizi di un lungo lavoro di educazione e di organizzazione, come ribadito anche da Marx ed Engels dopo la disfatta della Comune di Parigi. Lavoro che noi abbiamo il coraggio di intraprendere poiché abbiamo un preciso assetto teorico e ideologico. Siamo agli inizi di questo lungo percorso poiché siamo forzati a dover iniziare daccapo, poiché non si intravedono, almeno in Italia, nuclei di teoria socialista grazie ai quali poter costruire il corrispondente progetto politico pratico. Si è smesso di discorrere del socialismo scientifico. Si amplifica, invece, il termine sinistra che non ha alcun senso teorico e con ciò si sbaglia strada, ci si confonde, ci si avvicina al burrone del populismo.

 

[1] Vladimir Lenin, Che fare? Dogmatismo e “libertà di critica”

[2] Storia del Partito comunista bolscevico dell’URSS, redatto dalla Commissione incaricata dal Comitato Centrale e diretta da Iosif Stalin

[3] Manuel Santoro, Il populismo si combatte e si vince con il classismo, L’Ideologia Socialista, 25.06.2019

Ultima modifica ilDomenica, 21 Gennaio 2024 13:33
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