Il sito-web della teoria marxista-leninista
Organo teorico della Scuola Rossa

Ancora sui processi di Mosca

di Amedeo Curatoli

Abbiamo il testo integrale di due discorsi di Stalin al Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica sui primi due Processi di Mosca: Wreking, espionage and terrorism in the U.S.S.R. (Distruzioni, Spionaggio e Terrorismo in URSS). Li abbiamo trovati alla New York Public Library e fotocopiati, discorsi pronunciati il 3 e il 5 marzo 1937 (che un giorno pubblicheremo).

La traduzione dal russo (in inglese) e la stampa è stata fatta a cura dell’“Anglo-Russian Parliamentary Committee, Bukingham House, London, april 1937”. Sul sito:

https://www.marxists.org/reference/archive/stalin/works/1937/03/03.htm

c’è solo una sintesi della relazione introduttiva e manca del tutto il discorso conclusivo del 5 marzo, tuttavia c’è la citazione integrale di Stalin che riportiamo e che i compagni possono verificare.

Sul diverso comportamento che ebbero zinovievisti e trotskisti ai processi del ’36 e ’37 Stalin dice:

«Al processo nel 1936, se vi ricordate, Kamenev e Zinoviev negarono categoricamente di avere una qualche piattaforma politica. Ebbero l’occasione di svelarla, al processo, ma non lo fecero. Dichiararono di non avere nessuna piattaforma politica. Non c'è dubbio che tutti e due hanno mentito. Adesso anche i ciechi possono vedere che avevano, e come!, una piattaforma politica. Ma perché ne hanno negato l'esistenza? Perché avevano paura di rivelare il loro vero volto politico, avevano paura di dire che la loro vera piattaforma era la restaurazione del capitalismo in URSS; temevano che una simile piattaforma avrebbe suscitato un moto di repulsione da parte della classe operaia. «Al processo nel 1937, Piatakov, Radek e Sokolnikov seguirono una strada diversa. Non negarono che i trotskisti e gli zinovievisti avessero una piattaforma politica. Hanno ammesso di avere una piattaforma politica definita, l'hanno ammesso e l’hanno spiegata dettagliatamente nella loro testimonianza. Ma non lo fecero per attirare e avere il sostegno della classe operaia, e delle masse intorno alla piattaforma trotskista, ma piuttosto per maledirla ed etichettarla come una piattaforma anti-popolare e anti-proletaria: la restaurazione del capitalismo; la liquidazione delle fattorie collettive e delle fattorie statali; il ripristino di un sistema di sfruttamento; l'alleanza con le forze fasciste di Germania e Giappone per accelerare la guerra all'Unione Sovietica; una lotta per la guerra e contro la politica di pace; lo smembramento territoriale dell'Unione Sovietica con l'Ucraina ai tedeschi e le Province marittime dell’estremo oriente ai giapponesi; il complotto per la sconfitta militare dell'Unione Sovietica in caso di attacco da parte di Stati ostili e, come mezzo per raggiungere questi obiettivi: distruzioni, diversionismo, sabotaggio industriale e terrore contro i leader del potere sovietico; spionaggio per conto delle forze fasciste giapponesi e tedesche: tale era la piattaforma politica dell'attuale trotskismo come è stata spiegata da Piatakov, Radek e Sokolnikov . Naturalmente i trotskisti non potevano non nascondere una tale piattaforma al popolo, alla classe operaia. E la nascondevano non solo alla classe operaia, ma anche al trotskista di base, e non solo al trotzkista di base, ma anche alla dirigenza trotskista superiore, composta da un piccolo gruppo di 30 o 40 persone. Quando Radek e Piatakov chiesero il permesso a Trotsky di convocare una piccola conferenza di 30 o 40 trotzkisti per fornire informazioni sul carattere di questa piattaforma, Trotsky proibì loro di farlo, dicendo che era inopportuno parlare del vero carattere di questa piattaforma anche a un piccolo gruppo di trotzkisti, dal momento che una tale "operazione" avrebbe potuto portare ad una scissione interna ai trotskisti. «’Leaders politici’ che nascondono le loro opinioni e la loro piattaforma non solo alla classe operaia ma anche al trotskista di base, e non solo al trotzkista di base, ma anche alla direzione superiore dei trotskysti - tale è la fisionomia del trotzkismo contemporaneo. Ma da ciò ne consegue che il trotskismo contemporaneo non può più essere definito una tendenza politica all'interno della classe operaia. «Il trotskismo contemporaneo non è una tendenza politica all'interno della classe operaia, ma una banda priva di principi e intellettualmente marcia, una banda di sabotatori, diversionisti, agenti segreti, spie e assassini; una banda di nemici giurati della classe lavoratrice al servizio degli organi dei servizi segreti di Stati stranieri. «Questo è il risultato indiscutibile dell'evoluzione del trotskismo negli ultimi sette o otto anni. Questa è la differenza tra il trotskismo nel passato e il trotzkismo nel presente. L'errore commesso dai compagni di partito risiede nel fatto che non hanno notato questa profonda differenza tra il trotskismo nel passato e il trotzkismo nel presente. Non hanno notato che i trotskysti da tempo si sono trasformati in ladri da autostrade capaci di qualsiasi nefandezza, capaci di tutto ciò che è disgustoso per spionaggio e diretto tradimento della loro madrepatria al fine di colpire a morte lo stato sovietico e il potere sovietico. Non si sono accorti di questo e non sono stati in grado di attrezzarsi in tempo per intraprendere una lotta contro i troskisti in un nuovo contesto e in modo più deciso. Questo è il motivo per cui le abominie dei trotzkisti negli ultimi anni sono state per alcuni dei nostri compagni di partito una sorpresa totale».

E, a distanza di 80 anni da quella denunzia del trotskismo, i trotskisti di oggi hanno ancora, come loro bandiera, la piattaforma teorico-ideologica di ciò che è stato il trotskismo fino al 1927, il cui caposaldo era l’impossibilità del socialismo in un solo paese. All’indomani stesso della scomparsa di Lenin, Trotsky andò all’attacco della maggioranza del Partito bolscevico con questa esplicita piattaforma, giunse a dire che in caso di guerra contro l’Urss bisognava sbarazzarsi della dirigenza “termidoriana” (la famosa «tesi Clemenceau»), e doveva essere lui, “Clemenceau da operetta” come lo chiamò Stalin, a prendere in mano le redini del destino dell’Urss (e della «rivoluziona mondiale»).

Era una tesi estremista, ma era pur sempre una piattaforma politica chiara e aperta, che faceva appello alla classe operaia non solo sovietica ma di tutto il mondo. Quando fu espulso dal partito e successivamente esiliato dall’Urss, Trotski fece addirittura una «Quarta» Internazionale su quella piattaforma. Ma in tutto ciò che dichiarò e scrisse («La mia vita», «Storia della rivoluzione Russa», «La rivoluzione tradita», una biografia di Stalin ecc.) si guardò bene dal dire la verità che è emersa dai Processi, che cioè fin dal 1923, quando Lenin era ancora in vita, iniziarono i suoi intrighi controrivoluzionari alla ricerca di accordi con Stati ostili all’URSS (il trotskista Krestinskij, al terzo processo dichiarò che sin dal 1923 ricevette incarichi di spionaggio dal generale tedesco Hans Von Seeckt. «Questo è stato per me il crimine più penoso da riconoscere, ossia il mio legame con lo spionaggio tedesco e il generale Seeckt»).

I trotskisti di oggi rigettano e rigetteranno sempre il salto degenerativo compiuto dal loro Profeta esiliato, il quale sostituì via via, ad una piattaforma politica, un progetto criminale ed antinazionale di trattare con il nazismo e il fascismo giapponese per la disfatta dell’URSS e di compiere sabotaggi, distruzioni ed assassinii in Urss in attesa dell’attacco hitleriano che Trotsky bramava, auspicava, per essere innalzato al potere dalle baionette della Wehrmacht in un’URSS smembrata. I trotskisti di oggi dicono che questo mostruoso complotto (che Trotsky non poteva svelare nemmeno ai trotskisti stessi!!) è stato inventato dallo stalinismo. Ecco perché rigetteranno sempre i Processi di Mosca, ed ecco perché, invece, i Processi di Mosca sono un cardine nel bilancio storico dell’URSS.

Il capo dei servizi segreti Yagoda, buchariniano, al processo del 1938, dopo un iniziale atteggiamento di diniego dei crimini ascrittigli, messo alle strette dagli altri congiurati che testimoniarono contro di lui, si decise a vuotare il sacco e spiegò nei minimi particolari, sotto l’incalzante interrogatorio della Pubblica accusa Wishinskij, come organizzò uno dei più scellerati crimini dei congiurati: l’assassinio di Gorki, preceduto dall’assassinio del figlio Maxim Peshkov. La congiura zinovievista-trotskista-buchariniana era così estesa, articolata e supersegreta che, incredibile a dirsi, pur nel clima di odio da parte dell’opinione pubblica suscitato dalle rivelazioni ai primi due processi, riuscì a mettere, alla testa dei servizi segreti dell’URSS, Nikolaj Ezov, che faceva anch’egli parte della congiura! Costui, che restò in carica dal 1936 al 1938 operò una politica indiscriminata di terrore, passata alla storia col nome di "Ežovščina", in cui furono giustiziati, accanto ad alcuni autentici seguaci della congiura antisovietica, svariate centinaia di migliaia di innocenti proprio per dare, del “regime stalinista” un’immagine di “Grande Terrore”. Grover Furr, che ha difeso Stalin da Krusciov nel paese più antistalinista del mondo, ha il merito storico di aver fatto ricercare, da suoi amici russi, negli archivi segreti dell’ex Unione Sovietica, e pubblicare in inglese, il resoconto del processo intentato a Ezov che si concluse con la sua condanna a morte nel 1938. Purtroppo non è più possibile leggere quel processo perché Furr, evidentemente ha risistemato il suo sito https://msuweb.montclair.edu/~furrg/ in cui non sono più riuscito a trovare il processo a Ezhov. Ma ho visto che recentemente ha scritto un nuovo libro interamente dedicato a Ezhov che non ho ancora letto, ma sono certo che è lì che deve esserci tutto il processo a Ezov concluso con la sua condanna alla fucilazione. Furr pubblicò anche la lettera-supplica al CC del Partito bolscevico di Bucharin, la notte prima dell’esecuzione, in cui costui disse di “prostrarsi ai piedi del Partito” ma non rivelò l’identità politica di Ezov. Per cui Furr conclude che il “Grande Terrore” fu opera di Bucharin, non di Stalin.

*******

La storia fa sempre venire a galla la verità. Ormai si accumulano le prove documentali che vanno in senso inverso alla “destalinizzazione” essa, sì, fondata su falsi documenti, prima di tutto di parte trotskista, kruscioviana e dei rinnegati revisionisti come Togliatti e ripresa ossessivamente dalla furiosa propaganda imperialista. Oggi, a giudicare dal grandissimo numero di giovani compagni che si identificano nella figura di Stalin, la destalinizzazione sta perdendo forza, sta cedendo via via il posto, per così dire, ad una risorgente “stalinizzazione”, a un ritorno all’epoca “adda venì Baffone”, quando anche i nemici di classe erano costretti a riconoscere buon grado o malgrado i meriti storici di Stalin.

Ultima modifica ilDomenica, 02 Maggio 2021 09:42
Devi effettuare il login per inviare commenti