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Brevi cenni su costi di produzione, domanda e offerta
di Manuel Santoro
Nella precedente lezione su "Salario, prezzo e profitto" di Marx, lezione che è possibile ascoltare sul canale YouTube di Convergenza Socialista (link https://youtu.be/uZq0lmavaTY), abbiamo discusso come Marx risolva gli errori di Weston su due punti, ovvero che l’ammontare della produzione nazionale è una grandezza costante, e che la somma dei salari reale è anche essa una grandezza costante. In questa lezione, sempre visualizzabile sul canale YouTube a questo link https://youtu.be/cc7ptt3DxZY, tratteremo, in modo molto semplice per il beneficio della classe operaia, cosa è il prezzo di una merce e quali sono le cause del variare della domanda e dell'offerta.
Risolte queste due questioni, Weston dichiara ora che è la massa di denaro circolante ad essere costante e, quindi, se tale massa è costante come può coprire una maggiore quantità di salari in denaro? Riparte tutto naturalmente dal fatto che non sia opportuno, secondo Weston, un innalzamento dei salari nominali e che quindi a parità di denaro disponibile nella circolazione, l’aumento dei salari non possa essere coperto dal denaro disponibile nella circolazione.
Intanto, abbiamo studiato nella scorza lezione, come l’aumento dei salari porti alla caduta generale del saggio del profitto, ovvero, come un aumento dei salari porti ad una minore valorizzazione del capitale anticipato dal capitalista.
Ora, senza entrare nei dettagli poiché ciò sarà il nostro lavoro quando esporremo il Capitale, riprendiamo le parole di Marx il quale scrive che “grazie all'espansione e alla concentrazione del sistema bancario, occorre una massa molto più piccola di circolante per mettere in circolazione la stessa somma di valori o per concludere lo stesso numero o un maggior numero di affari.” E porta l’esempio di come la circolazione del denaro, o meglio, il passaggio del salario nella sua forma denaro passi dall’operaio industriale, una volta ricevuto dal capitalista, al bottegaio che in senso largo e generale è da intendersi come colui che vende all’operaio i beni di sussistenza di cui l’operaio stesso ha bisogno (e ricordiamo che l’operaio soddisfa essenzialmente bisogni assoluti), dal bottegaio al banchiere che poi rifinanzia il capitalista.
“Per mezzo di questo meccanismo”, scrive Marx, “il salario annuo di un operaio, che ammonti per esempio a 52 sterline, può essere pagato con una sola sterlina, la quale percorre tutte le settimane lo stesso ciclo.” Il pagamento di una sola sterlina, nell’esempio di Marx, dipende dal grado di perfezionamento del meccanismo di circolazione che abbiamo ora esposto con l’esempio di Marx. Ci sono situazioni e paesi dove c’è necessità di più moneta o denaro circolante rispetto ad altri paesi.
Un altro esempio di Marx riguarda il reddito annuo della classe operaia il quale, nelle parole di Marx, “può essere valutato a 250 milioni di sterline. Questa somma enorme”, continua Marx, “è messa in circolazione da circa tre milioni di sterline.” Di conseguenza, un aumento del 100% dei salari necessita di 6 milioni di sterline di denaro circolante invece di 3 milioni. Naturalmente, questo aumento non è realistico. Supponiamo un aumento dei salari del 10%. Tale aumento necessita di 3,3 milioni; 0,3 milioni in più rispetto a prima.
Ora vediamo un altro aspetto. Scrive Marx che “se un aumento generale del livello dei salari, per esempio del 100 per cento, come il cittadino Weston suppone per i salari dei lavoratori agricoli, provocasse un forte aumento dei prezzi degli oggetti di prima necessità e, secondo il suo modo di vedere, richiedesse una quantità di mezzi di pagamento, impossibile a procurarsi, una caduta generale dei salari dovrebbe provocare lo stesso effetto, nella stessa misura, ma in direzione opposta.” Marx, però, ci porta l’esempio dell’industria del cotone che dal 1858 al 1860 ebbe un periodo di grande prosperità, con un aumento dei salari degli operai coinvolti in questo ramo di produzione e degli operai legati a questa industria, per poi subire una crisi negli anni successivi. Tale crisi causò una diminuzione rapida dei salari e, riporta Marx, “questi salari furono di colpo ridotti a un quarto circa del loro importo primitivo.” Non si ebbe però una riduzione del circolante!
Nel periodo di crisi, scrive Marx, fu coniata più moneta rispetto a periodo di prosperità. Ciò per rimarcare come, in effetti, ammettendo che i salari siano fissi, “il valore e la quantità delle merci da mettere in circolazione e, in generale, l'importo delle transazioni monetaria da concludersi, variano giornalmente.”
Scrive Marx che “egli, ovvero Weston, avrebbe trovato che il suo dogma di una quantità fissa di circolante è un enorme errore, che non si può conciliare con i fatti di tutti i giorni. Egli avrebbe indagato quali sono le leggi che permettono ai mezzi di pagamento di adattarsi a condizioni che variano costantemente, invece di servirsi della sua falsa concezione delle leggi del circolante come di un argomento contro l'aumento dei salari.”
Weston ha mancato, quindi, di dispiegare salari e profitti secondo le leggi dell’economia politica. L’esempio di Marx sul termometro è illuminante poiché si lega a ciò che riguarda bassi oppure alti salari. Scrive Marx: “Che cosa sono gli alti salari, e che cosa sono dei bassi salari? Perché, per esempio, cinque scellini la settimana sono considerati un salario basso, e venti scellini un salario alto? Se cinque è basso in confronto a venti, venti è ancora più basso in confronto a duecento. Se uno fa una conferenza sul termometro e incomincia a declamare sui gradi alti e sui gradi bassi, non insegna niente a nessuno. Egli deve incominciare con lo spiegarmi come vengono determinati il punto di congelamento e il punto di ebollizione, e come questi punti di paragone sono determinati da leggi della natura, e non dalla fantasia dei venditori e dei fabbricanti di termometri.” I concetti di basso e alto sono arbitrari, e ciò è stato da noi visto anche in “Lavoro salariato e capitale.” Ovvero:
“Ma che cosa significa aumento, diminuzione dei prezzi, prezzo alto e prezzo basso? Un granello di sabbia è alto se lo si guarda al microscopio, e una torre è bassa in confronto con una montagna. E se il prezzo è determinato dal rapporto tra la domanda e la disponibilità, da che cosa è determinato a sua volta quest’ultimo rapporto?
Rivolgiamoci a un qualsiasi borghese. Egli non esiterà un momento, e, come un secondo Alessandro il Grande, taglierà questo nodo metafisico con l’aiuto della tavola pitagorica. Se la produzione della merce che io vendo mi è costata 100 franchi, ci dirà, e dalla vendita di essa ricavo 110 franchi, entro lo spazio di un anno, s’intende, questo è un guadagno civile, onesto, legittimo. Ma se ricevo in cambio 120, 130 franchi, il guadagno è forte; se poi ne ricavo 200 franchi, il guadagno sarebbe straordinario, enorme. Che cosa serve dunque al borghese come misura del guadagno? I costi di produzione della sua merce. Se in cambio di questa merce egli riceve una somma di altre merci la cui produzione è costata di meno, ha perduto. Se in cambio della sua merce egli riceve una somma di altre merci la cui produzione è costata di più, ha guadagnato. La diminuzione o l’aumento del guadagno egli li misura dai gradi che il valore di scambio della sua merce si trova sopra o sotto lo zero, cioè sopra o sotto i costi di produzione.
Abbiamo visto come il rapporto mutevole tra la domanda e la disponibilità provoca ora un ribasso, ora un rialzo dei prezzi, ora prezzi alti, ora prezzi bassi.”
Supponendo una possibile posizione di Weston sul fatto che sia la legge della domanda e dell’offerta a determinare la somma di denaro che viene pagata per una determinata quantità di lavoro, Marx ci ricorda che ciò sarebbe naturalmente un errore. Il prezzo di una merce non è determinato dalla domanda e dall’offerta della merce ma dai costi di produzione. La domanda e l'offerta non regolano altro che le oscillazioni temporanee dei prezzi sul mercato, quindi, ci diranno il “perché il prezzo di mercato di una merce sale al di sopra o cade al di sotto del suo valore, ma non vi possono mai spiegare questo valore.”
Concludiamo con Marx il quale scrive che “nel momento in cui domanda e offerta si fanno equilibrio e perciò cessano di agire, il prezzo di mercato di una merce coincide con il suo valore reale, con il prezzo normale, attorno al quale oscillano i suoi prezzi di mercato. Se indaghiamo la natura di questo valore, non abbiamo niente a che fare con gli effetti temporanei della domanda e dell'offerta sui prezzi di mercato. Lo stesso vale per i salari e per i prezzi di tutte le altre merci.”