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Sulle fasi della società capitalistica

di Manuel Santoro

L’imperialismo è una questione economica, strutturale, da cui la relativa componente politica, e non solo, si erge in tutta la sua brutalità. Considerare l’imperialismo come atteggiamento meramente politico è teoricamente, e di conseguenza politicamente, errato e tale fu l’errore di tanti esponenti di primo piano del socialismo internazionale, e tale è l’errore che ancora in tanti commettono oggi.

La critica di Lenin su questo punto nei confronti di Kautsky è giustamente brutale poiché è brutale il revisionismo piccolo borghese di Kautsky il quale considerava l’imperialismo, in evoluzione, come una semplice preferenza politica, una “tendenza di ciascuna nazione capitalistica industriale ad assoggettarsi e ad annettersi un sempre più vasto territorio agrario senza preoccupazioni delle nazioni che lo abitano”. [1] Non una fase ulteriore, una estensione, una fase economica che si evolve deterministicamente all’interno del capitalismo e mai diparte da esso, ma una scelta politica che, a prescindere dai rapporti di produzione e dal grado di sviluppo delle forze produttive, può essere più o meno presa. Kautsky sbagliava allora, tanti socialisti sbagliano oggi.

La società, difatti, è un complesso di rapporti sociali di produzione, ovvero un complesso di rapporti sociali entro i quali lavoratrici e lavoratori producono, e tali rapporti “si trasformano con la trasformazione e con lo sviluppo dei mezzi materiali di produzione, delle forze produttive”. [2] Abbiamo già visto [3] che quando le forze produttive sono già nel futuro, in una fase di sviluppo superiore rispetto ai rapporti di produzione in essere, tali rapporti di produzione necessariamente seguono, e in modo brutale si modificano al nuovo corso, poiché le evolute forze produttive non riescono a contenersi all’interno di storicamente obsoleti rapporti di produzione. Il corto circuito tra le avanzate forze produttive e gli obsoleti rapporti sociali di produzione porta inevitabilmente, ed in modo brusco, rivoluzionario, a società dal grado di sviluppo superiore. Nella transizione dell’organizzazione della società da una grado di sviluppo inferiore ad un altro superiore, nella trasformazione dei rapporti di produzione, che seguono le già avvenute trasformazioni delle forze produttive, dalla società feudale alla società capitalistica, e con l’inizio dell’accumulazione originaria, la società sorta dalle ceneri dei feudi e della nobiltà, dei servi della gleba e dei proprietari terrieri, affittuari e contadini, piccoli artigiani e commercianti, emergono i nuovi attori della produzione: operai salariati e capitalisti. Ed è in questa società, ora capitalistica, divisa nella produzione tra domanda e offerta di forza-lavoro che emergono le concorrenze. Concorrenza tra operai, tra capitalisti, e concorrenza tra capitalisti ed operai. Seguendo sommariamente l’evoluzione storica della società capitalistica, potremmo dire che, avvenuta l’accumulazione originaria, ovvero quel processo storico di separazione del produttore dai mezzi di produzione che implica la cristallizzazione delle moderne classi sociali, borghesia e proletariato, dei capitalisti e degli operai, iniziano le concorrenze come accennato poc'anzi e, quindi, la cosiddetta libera concorrenza. E la libera concorrenza determina “la concentrazione della produzione, e come questa, a sua volta, a un certo grado si sviluppo, conduca al monopolio”.[4] Notiamo, quindi, come ci siano diversi passaggi, diverse fasi all’interno della società capitalistica: 1) gli albori, la fase infantile del capitalismo con l’accumulazione originaria di cui abbiamo discusso in [5]; 2) la fase della libera concorrenza in cui i singoli capitalisti, proprietari individuali dei mezzi di produzione, sono numerosi e di piccola entità; 3) la fase della concentrazione della produzione, dell’accumulazione del capitale in cui il lavoro accumulato, e quindi la produzione, si concentra in un numero sempre più piccolo di mani; 4) infine la fase dei monopoli in cui si conclude la concentrazione della produzione e del capitale in poche mani, e vi è il definitivo passaggio dalla libera concorrenza alla socializzazione della produzione. In quest’ultima fase “viene socializzata la produzione, ma l’appropriazione dei prodotti resta privata. I mezzi sociali di produzione restano proprietà di un ristretto numero di persone.” [4] Ed è nella fase dei monopoli che vive l’imperialismo. Vale a dire che “l’imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo” [4], e non, come diceva Kautsky, una tendenza politica. Ovvero, l’imperialismo è sempre capitalismo ma in una fase successiva, dominata dai monopoli, dal capitale finanziario, dall’abnorme esportazione di capitali, dall’ingombrante presenza delle multinazionali e dei cartelli che si spartiscono il mondo. Scriveva Lenin nel ’16 che la definizione di imperialismo deve contenere i seguenti punti: “1) la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica; 2) la fusione del capitale bancario con il capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo capitale finanziario, di un’oligarchia finanziaria; 3) la grande importanza acquistata dall’esportazione di capitale in confronto con l’esportazione di merci; 4) il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo; 5) la compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche.” [4]

Combattere l’imperialismo, in definitiva, significa combattere la fase suprema, la fase massima del capitalismo e, quindi, il capitalismo stesso in quanto società che si basa sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, in quanto complesso di rapporti sociali di produzione che si organizzano sulla proprietà privata. Combattere l’imperialismo significa combattere la fase monopolistica del capitalismo e, quindi, il capitalismo stesso. L’imperialismo non è una scelta politica, sovrastrutturale, una forma politica del capitalismo e chi è avversario dell’imperialismo è avversario del capitalismo, poiché l’imperialismo è il capitalismo nella sua fase matura.

 

[1] K. Kautsky, Die Neue Zeit, anno XXXII, 1913-1914, II, p.909, 11 settembre 1914

[2] K. Marx, Lavoro salariato e capitale, da marxpedia, capitolo III

[3] M. Santoro, Società e Stato, L’Ideologia Socialista, 11 Aprile 2020

[4] V. Lenin, L’imperialismo fase suprema del capitalismo, edizioni Lotta comunista, 2015

[5] M. Santoro, Sull’accumulazione originaria, L’Ideologia Socialista, 24 Aprile 2020

Ultima modifica ilMartedì, 15 Novembre 2022 14:51
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