Rivista aperiodica teorica del marxismo-leninismo
Organo teorico della Scuola Rossa

Dal lavoro alla forza-lavoro, dai suoi costi di produzione al suo valore di scambio

di Manuel Santoro

Il 30 Aprile 1891, a Londra, Engels scrive la prefazione al testo di Marx “Lavoro salariato e Capitale” del ‘49. Prefazione necessaria in cui il maestro del socialismo ci lascia due messaggi.

Primo, ci avvisa delle sue modifiche al manoscritto il quale, essendo del ‘49, è di un decennio antecedente alla piena conclusione della critica dell’economia politica di Marx. “I suoi scritti [di Marx] apparsi prima del primo fascicolo ‘Per la critica dell’economia politica’ (‘59), si allontanano quindi in taluni punti da quelli che furono composti dopo il 1859, contengono espressioni e interi periodi che, confrontati con gli scritti successivi, appaiono infelici e persino inesatti”, ci avvisa Engels. Scritti comunque che fanno parte “dell’evoluzione mentale dell’autore”.
Secondo, le modifiche di Engels per riconciliare questo scritto del ‘49 con quelli del decennio successivo si concentrano su un solo punto. La differenza tra lavoro e forza-lavoro; il cortocircuito creato nell’economia politica per l’aver considerato il “lavoro” invece della “forza-lavoro”. Dice Engels, che “secondo l’originale, l’operaio vende al capitalista, per un salario, il suo lavoro; secondo il testo attuale [modificato] egli vende la sua forza-lavoro.

La Prefazione di Engels chiarisce naturalmente questo punto e i lavori successivi di Marx rafforzano, chiariscono e definitivamente sanciscono l’idea di forza-lavoro relativamente al concetto di costo di produzione, valore, e quantità di lavoro “socialmente necessario”. Difatti, il cortocircuito nell’economia politica nasce dal considerare il lavoro come merce. E dato che il valore di una merce è dato dal lavoro necessario alla sua produzione, al netto delle considerazioni di Marx il quale spiegherà che ciò non è sempre vero, se si sostituisce a merce il lavoro, si ha che il valore del lavoro corrisponde al lavoro necessario alla produzione del lavoro. Ma come determinare il valore del lavoro, oppure il lavoro necessario alla produzione del lavoro? Un papocchio che, Engels ci spiega, viene superato dall’economia politica considerando il valore di una merce corrispondente ai suoi costi di produzione, da un alto, e l’operaio stesso al posto del lavoro, dall’altro. Se, quindi, ora il valore di una merce corrisponde ai suoi costi di produzione, e non più al lavoro necessario alla sua produzione, e tale merce è l’operaio stesso e non più il lavoro, il valore dell’operaio corrisponde ai suoi costi di produzione, ai costi di produzione dell’operaio, i quali corrispondono “alla quantità di mezzi di sussistenza oppure del loro prezzo in denaro necessari per rendere l’operaio atto al lavoro, per conservarlo atto al lavoro e per sostituirlo, quando egli scompare per vecchiaia, per malattia o per morte, con un altro operaio, cioè per assicurare che la classe operaia si riproduca nella misura necessaria.” La produzione del lavoro, quindi, viene sostituita dagli economisti con la produzione dell’operaio, con la produzione della sua forza-lavoro.

Marx difatti spiega, ed Engels chiarisce nell’introduzione, che il lavoro iniziato, quindi reale, vero, non appartiene più al lavoratore e, di conseguenza, non può essere venduto da lui al capitalista, né acquistato dal capitalista. Quello che il lavoratore può fare è vendere il suo lavoro futuro e, quindi, accordarsi con il capitalista su un determinato periodo di tempo per un determinato salario. Il lavoratore, l’operaio non vende quindi il lavoro ma la sua forza-lavoro; essa sì, al contrario del lavoro, coincidente con l’operaio e appartenente all’operaio. La forza-lavoro dell’operaio è l’operaio stesso, e il valore della forza-lavoro coincide con il valore dell’operaio che corrisponde ai costi di produzione della forza-lavoro e, quindi, dell’operaio. Come abbiamo già visto, tali costi di produzione corrispondono a determinate quantità (o relativo prezzo in denaro) dei mezzi di sussistenza dell’operaio stesso i quali corrispondono a “determinate quantità di lavoro socialmente necessario per la produzione di una forza-lavoro di una qualità determinata”. È la forza-lavoro del lavoratore, che è tutt’uno con il lavoratore, ad essere venduta al capitalista oppure acquistata dal capitalista. La forza-lavoro è, di conseguenza, una merce e in quanto tale ha un valore d’uso ed un valore di scambio. Vedremo per il valore d’uso, ma per il momento ci lasciamo dicendo che il valore di scambio di una merce, in denaro, è il suo prezzo e il salario è il valore di scambio della forza-lavoro, ossia il prezzo della forza-lavoro.  

Ultima modifica ilMartedì, 15 Novembre 2022 14:50
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