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Organo teorico della Scuola Rossa

Valore del denaro, valore della forza-lavoro e crisi commerciali

di Manuel Santoro

Continuiamo con la nostra esposizione di “Salario, prezzo e profitto”, con l’esempio che portiamo avanti da diverse lezioni. [Vedi la video-lezione qui: https://youtu.be/po9zPTk1tZM

In sintesi per rifare il punto, stiamo supponendo che:

  1. la produzione della quantità media di beni di sussistenza necessari alla vita di un operaio richieda 6 ore di lavoro medio e queste 6 ore di lavoro medio sono incorporate in una quantità d'oro uguale a 3 scellini;
  2. la produzione del capitale costante (materie prime, strumenti del lavoro, materia ausiliarie, ecc.) richiede 24 ore di lavoro medio e queste 24 ore di lavoro medio sono incorporate in una quantità d’oro uguale a 12 scellini;
  3. il valore complessivo del capitale, costante più variabile, è di 15 scellini poiché richiede 30 ore di lavoro medio, semplice, indifferenziato per la sua produzione;
  4. la giornata di lavoro che l’operaio deve dedicare all’atto della produzione è di 12 ore;
  5. nelle prime 6 ore di lavoro l’operaio recupera il valore della sua forza-lavoro. Le altre sei sono pluslavoro che il capitalista intasca come plusvalore;
  6. infine, quindi, il valore complessivo del capitale anticipato più il sovraprodotto è di 18 scellini poiché equivalente, in oro, alle 36 ore di lavoro medio, semplice, indifferenziato.

Da ciò ne consegue che il valore della forza-lavoro è in moneta uguale a 3 scellini. Sappiamo anche che la forza-lavoro è una merce e in quanto merce viene venduta dall’operaio e comprata dal capitalista ad un prezzo. Essendo merce, in media e nel lungo periodo, il prezzo della forza-lavoro coincide con il suo valore e ciò è dato da una cancellazione delle varie variazioni tra domanda e offerta. Il prezzo della merce, però, può differire dal suo valore anche a causa di una variazione del valore del denaro. Vediamo cosa succede al prezzo della forza-lavoro se cade il valore del denaro.

Consideriamo come merce di riferimento l’oro e supponiamo che ci scoprano miniere di oro molto più ricche.

Sappiamo che il valore di una merce è determinato dalla quantità di tempo necessaria alla produzione di una determinata quantità di merce, e ciò vale anche per l’oro che è una merce. Per l’oro, il suo valore è determinato dalla quantità di tempo necessaria alla estrazione/produzione di una determinata quantità di oro, mettiamo 1 oncia. Non parliamo solo di estrazione ma di produzione o lavorazione poiché per estrarre l’oro vengono utilizzate alcune sostanze come mercurio, acido solforico e cianuro e ciò significa che vi è una lavorazione delle rocce.

Con miniere più ricche, vi è più oro e di conseguenza una determinata quantità può essere estratta in minor tempo. Ciò avverrebbe anche con un miglioramento degli strumenti del lavoro, ma in questo caso supponiamo che siano i minatori, gli operai delle miniere, che a parità di grado di sviluppo degli strumenti del lavoro scavano ed estraggono l’oro. Essendoci quindi più oro, meno tempo ci vuole per estrarre la stessa quantità di oro. Teniamo presente che un'oncia d'oro, che corrisponde a circa 35 grammi, richiede in media la rimozione di 250 tonnellate di roccia.

In definitiva, in via del tutto ipotetica e per semplificare l’esposizione, se prima della scoperta delle miniere d’oro più ricche si estraeva 1 gr di oro diciamo in 1 ora, supponiamo che nello stesso tempo “1 ora” si estraggono 2 gr d’oro.

Supponiamo, inoltre, che prima della scoperta di nuove miniere più ricche, 1 gr di oro sia equivalente a 10 pomodori, 1 kg di carne, 6 abiti, ecc. E supponiamo, inoltre, che 1 gr di oro sia espresso in denaro in 3 scellini.

Dopo la scoperta di nuove miniere d’oro più ricche, abbiamo detto che nella stessa ora si estraggono 2 gr d’oro ma essendo quella ora il tempo di lavoro necessario a produrre 10 pomodori, 1 kg di carne, 6 abiti, ecc., abbiamo che 10 pomodori, 1 kg di carne, 6 abiti, ecc., equivalgono a 2 gr d’oro, non più a 1 gr. E dato che 1 gr d’oro era espresso in denaro in 3 scellini, 2 gr d’oro è ora espresso in denaro in 6 scellini.

Cosa significa tutto ciò? Primo, il valore dell’oro si è dimezzato dopo la scoperta delle miniere d’oro più ricche. Dopo tale scoperta, 1 gr d’oro non è più equivalente a 10 pomodori ma a 5 pomodori; così come 1 gr d’oro non è più equivalente a 1 kg di carne ma a ½ kg di carne; non più a 6 abiti ma a 3 abiti.

Ci significa che vi è necessità di una maggiore quantità di oro, il doppio, per lo scambio con pomodori, carne e abiti. In termini di denaro, non sono più sufficienti 3 scellini ma ne occorrono 6 di scellini per acquistare 10 pomodori, 1 kg di carne oppure 6 abiti. Ciò che avviene ai pomodori, alla carne, agli abiti, avviene a tutte le merci inclusa la forza-lavoro. Il valore della forza-lavoro che altro non è che il valore dei mezzi di sussistenza necessari alla vita, alla conservazione e alla riproduzione dell’operaio, è in denaro 6 scellini e non più 3 scellini. L’operaio dovrebbe richiedere al capitalista l’aumento del prezzo della propria forza-lavoro affinché corrisponda al suo aumentato valore. Se ciò non viene fatto, l’operaio si ritroverebbe in una condizione molto più impoverita. In particolare, impoverito della metà.

Considerando 12 ore come tempo della giornata lavorativa, in queste 12 ore corrisponderebbero 12 scellini e non più 6 come prima della scoperta delle miniere d’oro più ricche. Rimanendo a 3 scellini il salario dell’operaio in cui sono cristallizzate 3 ore, e non 6 come prima, il plus-lavoro aumenterebbe a 9 ore e il plusvalore a 9 scellini.

Scrive Marx che “se i salari dell'operaio rimanessero a tre scellini, invece di salire a sei, il prezzo in denaro del suo lavoro non corrisponderebbe più che alla metà del valore del suo lavoro e il suo tenore di vita peggiorerebbe in modo spaventoso. Questo avverrebbe in misura più o meno grande anche se il suo salario, pur aumentando, non aumentasse nella stessa proporzione in cui il valore dell'oro è diminuito. In questo caso non si sarebbe verificato nessun cambiamento, né delle forze produttive del lavoro, né della domanda e nell'offerta, né nei valori. Nulla sarebbe cambiato, all'infuori delle denominazioni monetarie di questi valori.”

La lotta per l’aumento dei salari è un atto dovuto.

Il contrario accadrebbe nel caso si esaurissero le miniere più ricche d’oro e ci fossero disponibile solo quelle meno ricche. Tutto il nostro ragionamento può essere rivisto al contrario.

Altra questione importante è nel fatto che i prezzi delle merci, tra cui la forza-lavoro, seguono anche l’ondulazione ciclica determinata dalla produzione che passa da fasi ascendenti a fasi discendenti con picchi e valli. Abbiamo visto in passato come fasi di sovrapproduzione porti a crisi commerciali che causano la rapida riduzione della produzione di merci affinché queste ultime non vengano assorbite nuovamente dal mercato. Ciò implica disoccupazione, chiusura di fabbriche, distruzione di buona parte delle forze produttive e riduzione dei salari poiché elevata è l’offerta di forza-lavoro che si scontra contro una quasi inesistente domanda di questa merce.

Scrive Marx che la produzione capitalistica “attraversa successivamente un periodo di calma, di crescente animazione, di prosperità, di sovrapproduzione, di crisi e di stagnazione. I prezzi di mercato delle merci e i saggi di profitto del mercato seguono queste fasi, ora cadendo al di sotto della loro media, ora superandola.”

In altre parole i prezzi delle merci, incluso il prezzo della forza-lavoro, salgono e scendono seguendo l’andamento ciclico della produzione capitalistica. In media, però, e nel lungo periodo, il prezzo della merce si riaggancia sempre al suo valore.

Nella fase discendente, di sviluppo delle crisi commerciali, l’operaio tende a perdere la propria occupazione oppure a subire una diminuzione dei salari da parte del capitalista poiché diventa forte la concorrenza dal lato dell’offerta. Nella fase ascendente, invece, l’operaio deve fare in modo di ottenere un aumento del prezzo della propria forza-lavoro che tenga conto della necessità almeno di un riallineamento con il suo valore. La media lungo tutto il ciclo produttivo attraverso le sue fasi determina un ricongiungimento del prezzo della merce forza-lavoro con il suo valore.

Scrive Marx che “durante la fase della discesa dei prezzi di mercato e durante le fasi della crisi e della stagnazione, l'operaio, quando non perde del tutto la sua occupazione, deve contare sicuramente su una diminuzione dei salari. Per non essere defraudato, egli deve persino, quando i prezzi di mercato scendono a tal punto, contrattare con il capitalista per determinare in quale proporzione una diminuzione dei salari è divenuta necessaria. Se durante le fasi della prosperità, allorché si realizzano extraprofitti, egli non ha lottato per un aumento dei salari, non riuscirà certamente, nella media di un ciclo industriale, a mantenere neppure il suo salario medio, cioè il valore del suo lavoro. Sarebbe il colmo della pazzia pretendere che l'operaio, il cui salario nella fase discendente del ciclo è necessariamente trascinato nella corrente generale sfavorevole, si debba escludere da un compenso corrispondente durante la fase del buon andamento degli affari. In generale i valori di tutte le merci si realizzano solo attraverso la compensazione dei prezzi di mercato, che variano incessantemente, grazie alle continue oscillazioni della domanda e dell'offerta. Sulla base del sistema attuale, il lavoro non è che una merce come le altre.”

L’operaio, quindi, deve sempre rivendicare come prezzo della merce che possiede il corrispondente in denaro del valore della stessa merce: la forza-lavoro. E cercare di resistere nelle fasi, anche prolungate, di riduzione del prezzo della forza-lavoro rispetto al suo valore.

La domanda, quindi, rimane: come si determina il valore della forza-lavoro? O meglio, quali sono quei beni materiali di cui l’operaio ha necessità per la vita e la riproduzione? Su questo punto ci stiamo lavorando e solo una volta definita la lista di questi beni materiali e calcolato il loro valore, è possibile sapere quale dovrebbe essere il salario dell’operaio.

 

Ultima modifica ilDomenica, 21 Gennaio 2024 13:23
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